Quindi potete immaginare la mia grande voglia di riprendere in mano il volante dopo così tanto tempo. E ho pensato, che per guidare immediatamente non ci fosse soluzione migliore che iscriversi a uno dei diversi servizi di car sharing che operano in città. E così, appena riconquistato l’agognato documento ho scaricato le apposite app e con orgoglio ho inviato la scannerizzazione della patente. L’iter è stato abbastanza facile anche per me che ancora devo colmare un copioso gap digitale e grazie all’aiuto di una “fata benefattrice” sono anche riuscito ad effettuare il mio primo noleggio. Tutto bene quindi?
No, perché essendo quel giorno in permesso premio ed avendo alla nausea il percorso turistico delle Vallette della linea 29 ho pensato bene di rientrare in carcere con l’auto del car sharing, ma ho presto scoperto che non è possibile.
E sì, perché nonostante le principali società del settore non obblighino più all’esclusivo parcheggio negli appositi stalli il noleggio può solo terminare all’interno di un’area cittadina definita di copertura e che, come avrete capito, non comprende il carcere. Certo il carcere di Torino è ubicato in una zona assolutamente periferica ma per me, come per i molti che vivono o lavorano all’interno di questa particolare struttura, è l’ombelico del mondo e la “piazza San Carlo dell’anima”, per cui vedere che non arrivi né car, né bike sharing non piace per niente e non fa che aumentare quel senso di anti risocializzazione che già in tante circostanze viviamo.
Come più volte abbiamo scritto su Letter@21 noi crediamo fermamente che coloro che vivono nel carcere, anche se separati dalla società, continuino a farne parte e ciò si dimostra anche nella considerazione che la città e le imprese che vi operano ha nei confronti di chi quotidianamente si approccia alle strutture detentive.
Avvocati, parenti dei detenuti, polizia penitenziaria, volontari, infermieri, educatori, assistenti sociali, fornitori, centinaia sono le persone che ogni giorno varcano i portoni di Via Maria Adelaide Aglietta e pensiamo che la possibilità di usare un mezzo del car sharing sia utile a moltissimi utenti, e non solo a quelli disagiati.
Inoltre essendo Letter@21 partner di aziende che vogliono affermare la loro responsabilità sociale d’impresa possiamo dire con cognizione di causa che la decisione di allargare l’area di copertura fino al penitenziario possa conciliare gli obiettivi economici con quelli sociali nell’ottica di favorire una condotta responsabile e creando vantaggio alla comunità tutta.
Aspettiamo con ansia di poter parcheggiare davanti al carcere una delle vetture.
D.G.