Venerdì, 21 Ottobre 2016 08:13

Il venerdì e il sabato sera liberiamo il gusto

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Le parole e le immagini dei protagonisti dell’inaugurazione di Liberamensa, Ristorante in carcere, la nuova scommessa della cooperativa Ecosol per coniugare ristorazione di qualità e impegno sociale.

"Una bella sfida per la Casa Circondariale. È importante partire. Così come lo è altrettanto garantire un prodotto di qualità capace di soddisfare il pubblico!", il commento del Dott. Domenico Minervini - Direttore della Casa Circondariale di Torino "Lorusso Cutugno" – durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo ristorante delle “Vallette”.

Il ristorante aprirà al pubblico il venerdì ed il sabato sera, proponendo un menù degustazione composto da due antipasti, un primo, un secondo con contorno ed un dolce, rinnovato ogni due o tre settimane. Si parte con la battuta di fassone al coltello con leggera maionese alla senape su letto di sedano bianco; flan di zucca con fonduta al Castelmagno; agnolotti piemontesi al pesto di salvia selvatica, burro e riduzione di barbera; filetto di maialino al mirto in crosta di pistacchio, sformatino di verdure di stagione e semifreddo allo yogurt greco con coulisse di frutti di bosco. L’ingresso con prenotazione obbligatoria telefonica (345 8784980) o via mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.è possibile dalle 20.00 alle 20:30, comunicando nome, luogo e data di nascita ed eventuali modifiche al menù per scelte alimentari o intolleranze.
Una sfida all’insegna del gusto quella di avvicinare la cittadinanza ad un luogo spesso dimenticato coniugando, da una parte, materie prime fresche e di stagione provenienti direttamente dalle lavorazioni di Liberamensa o legate ad altre produzioni di economia carceraria e del territorio, dall’altra, riqualificando uno spazio.

Come sottolinea il Dott. Minervini Liberamensa, Ristorante in carcere vuole essere uno “Spazio che rappresenta se non una novità assoluta, un ristorante in carcere è presente a Bollate, la volontà di sperimentare esperienze professionalizzanti importanti. Dove i detenuti possono frequentare corsi di formazione spendibili anche all’esterno e partecipare ad un’attività lavorativa vera”. Attualmente le attività di Ecosol all’interno del carcere di Torino comprendono, servizi di catering e gastronomia “Liberamensa”, un panificio "Farina nel sacco”, un vivaio "Terre e aria" in cui si produce zafferano ed il ristorante, impiegando complessivamente 16 persone.
Uno spazio dove sia possibile “ricostruire” e in grado di trasformarsi in punto di incontro tra dentro e fuori. Per Paola Asssom (Compagnia di San Paolo): “Il ristorante deve essere luogo di contatto, non deve esserci una netta separazione tra dento e fuori, non fosse altro perché il fuori deve sapere guardare dentro. Opere come questa, fortemente voluta e sostenuta dalla Compagnia, possono trasformarsi in questo modo in un'azione socialmente utile con effetti e ricadute positive anche in termini di sicurezza”.
Guardare dentro, senza separare, dividere, ma con uno sguardo alla trasformazione, sia essa un luogo o un progetto di vita è il motivo ispiratore dell’intervento architettonico dello studio Marcante-Testa (UdA Architetti). Questo vuole essere un luogo speciale, di passaggio, che mette in relazione il dentro con il fuori. Il nostro progetto fa vedere il prima e il dopo, è rappresentativo della volontà di ricostruire senza dimenticare quello che è stato. È il luogo dove molte persone vivono tutti i giorni. Se noi pensiamo che le persone possono migliorarsi in relazione ai luoghi che fruiscono, ecco che allora questo può diventare il significato di un intervento di questo tipo”. Lo studio UDA non solo ha donato gratuitamente la progettazione, ma ha soprattutto coinvolto numerosi sponsor tecnici nella realizzazione della sala.
Dove a destare la curiosità sono sicuramente gli arredi ed in particolare il sistema di illuminazione realizzato dalla torinese OM Project con cui lo studio Marcante-Testa collabora da anni. Per Maurizio Montesion, amministratore OM Project: “Le difficoltà maggiori nel dare sostanza all’idea le abbiamo incontrate montando i singoli elementi di arredo. Ad esempio i cavi metallici dal disegno irregolare e i portalampade in porcellana, sono tutti dei prototipi. L’idea era quella di dare vita ad un locale dove non sembrasse di entrare in un buco nero pur rispettando il vissuto e la storia del luogo stesso. Inoltre lavorando a contatto con persone ristrette ci siamo resi conto di come i rapporti interpersonali non sono e non devono essere regolati da “chi sei” o “con chi sei”, ma da quello che vivi e percepisci in quel momento. Senza pregiudizi. Perché questo avvenga un linguaggio condiviso, nel nostro caso quello tecnico, si rivela un valido alleato”.


Così Liberamensa, Ristorante in carcere diventa un’idea di recupero sociale che coinvolge non solo più gli aspetti rieducativi, ma anche gli spazi del carcere, come ricorda il Dott. Minervini “Il processo di trasformazione deve avvenire anche nei luoghi essenziali per il recupero, è impensabile tenere persone detenute in luoghi degradati. Riqualificandoli possiamo migliorare anche l’interazione tra tutti coloro che “vivono” e lavorano in carcere”.


Queste le voci di una giornata intensa, ricca di colori, emozioni e sapori con chi ha dato il via ad una nuova avventura di impegno sociale. Più avanti ulteriori pensieri e riflessioni sull’avvio dell’iniziativa e non solo con le parole del Direttore del carcere (Domenico Minervini), F. (un lavoratore impiegato nelle attività del ristorante), il Garante regionale dei detenuti (Bruno Mellano) e la Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino (Monica Cristina Gallo).

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