Così la speranza è quella di far nascere un dialogo tra dentro e fuori, capace di creare se non “piccoli angoli di Paradiso in Purgatorio”, quantomeno i presupposti per interventi migliorativi dell’attuale situazione detentiva.
Gli esempi e le valutazioni non mancano. Riprendendo l’analisi sui lavori degli Stati Generali dell’Esecuzione Penale approfondire e non lasciare cadere nel dimenticatoio le questioni della tecnologia e della famiglia potrebbero risultare dei concreti campi in cui chi è detenuto non perda anche il diritto all’affettività e quello a rimanere al passo con i tempi.
Alcune esperienze, come la predisposizione secondo criteri di accoglienza dell’area colloqui della sezione Arcobaleno della Casa Circondariale di Torino sono significative, ma l’analisi che potrete leggere nelle pagine seguenti illustra come si sia lontanissimi dalla gestione dei “colloqui intimi” così come si sta realizzando in Europa.
La speranza è poi quella che in un luogo, spesso dimenticato, non ci si dimentichi di nessuno senza aumentare le barriere, non solo architettoniche, che un detenuto con disabilità può incontrare. Oppure ritrovare la possibilità di sperimentarsi, di godere di nuove opportunità, la vita può e deve ricominciare, sia nel caso della fruizione di una misura alternativa o grazie ad un semplice incontro al bar. Nella sezione “letture” presentiamo due proposte delle Edizioni Bébert che ricordano come autoritarismo e dominio non sono insiti nella natura umana.
Infine alcuni elementi di una lunga storia, fatta, questa sì, con senso d’umanità, si possono trovare nel lavoro pubblicato dalla Fondazione Michelucci sugli scritti di Alessandro Margara.
DOWNLOAD - Letter@21 N. 2
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