Mercoledì, 11 Settembre 2024 11:58

Non c’è più tempo né spazio

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Non c’è più tempo né spazio Illustrazione di Giulia D'Ursi - Eta Beta Scs

... per l’emergenza carcere. Sei parole che racchiudono e sintetizzano il contenuto dell’iniziativa intrapresa dalle donne recluse presso il Padiglione F (sezioni femminili) della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino. Uno sciopero della fame a staffetta cominciato il 5 settembre.

Una forma di protesta pacifica, non la prima, intrapresa per non fare calare il silenzio sull’attuale situazione carceraria, dopo un’estate torrida, dove rivolte, proteste e suicidi, in tutta Italia non sono andati in ferie.
Sintesi efficace, per racchiudere l’insieme delle difficoltà di un sistema che al sovraffollamento e agli eventi critici non sembra riuscire a trovare risposta o interventi e misure adeguati. Interventi e misure in grado di lenire la sofferenza del presente sono quelli richiesti nella lettera, firmata da cinquantasette donne in rappresentanza delle sezioni femminili ed indirizzata alle autorità dell’Istituto e per conoscenza al Tribunale di Sorveglianza di Torino, al Provveditorato e ai garanti delle persone private della libertà comunale e regionale.

Quello che viene richiesto non è un atto di clemenza, ma il rispetto dei propri diritti: “... viste le inefficaci misure adottate fino ad oggi da parte delle istituzioni competenti in materia penitenziaria per ridurre il numero dei reclusi, garantendo così, condizioni di vita dignitose e percorsi trattamentali e di reinserimento così come è scritto in Costituzione ed anche nell’ordinamento penitenziario del 1975”.
Con lo scopo: “... di richiamare più attenzione possibile sulle condizioni detentive affinché venga concessa la liberazione anticipata speciale di 75 giorni e/o qualsiasi misura concreta ed immediata che riduca il sovraffollamento e faccia fronte all’emergenza umanitaria che vive tutta la comunità penitenziaria”.
Un appello perché indifferenza e strumentalizzazioni, si trasformino in “attenzione e concretezza” verso "detenuti e detenenti”, rivolto: “ai parlamentari e ministri facendo leva sulla Costituzione, e quindi sui diritti fondamentali, sul senso utile della pena, che invece in queste condizioni e del tutto inefficace in prospettiva futura”. Oltre che al “Presidente Mattarella, in quanto garante del rispetto della Costituzione”, perché “convinca coloro che insediandosi al governo hanno giurato proprio sulla Costituzione a ridurre il numero dei reclusi rispondendo con soluzioni logiche ed umane”.

G. B.

Illustrazione di Giulia D'Ursi - Eta Beta Scs

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