Martedì, 14 Gennaio 2025 11:30

L'appuntato e il vagabondo*

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L'appuntato e il vagabondo* Redazione Eta Beta ScS

– No, la prego, assistente, tutto questo non può essere vero. Mi dica che è un brutto incubo, e che io sto solo sognando ad occhi aperti.

– Le chiedo di non disperarsi, stia calmo, segua il corridoio ed entri nella prima stanza a destra. Lì troverà il mio collega per ultimare le procedure d’immatricolazione e di controllo.
– Salve, ma lei, che ci fa di nuovo qui? Noi, ci conosciamo, non è vero?  Lei si ricorda di me? Saranno passati una decina di anni dall’ultima volta che era ospite da noi, lei è Giacometti, giusto? Mi dispiace molto ritrovarla qui.
– Salve, appuntato, sono io. Certo che mi ricordo di lei. Ero un ragazzino poco più che maggiorenne quando finii qui. Sono passati davvero molti anni, e ora non posso credere di essere di nuovo qui dentro. Non può essere vero, non è possibile, non è umano quello che mi è capitato. Non capisco perché, di nuovo a me, perché?
– Si calmi, Giacometti. Nel frattempo, gentilmente, se può iniziare a togliere le scarpe, che così rimuoviamo i lacci. Allo stesso tempo eseguiamo un rapido controllo. Non ha nulla da dichiarare? Oggetti non consentiti o che possano farmi del male? Mentre toglie gli indumenti, se vuole, mi racconti che cosa le è successo. L’ascolto, se le va di parlare.

– Appuntato, appoggio sul tavolo le scarpe, e tengo la giacca in mano fin che non le serve. S’immagini che era un giorno come tutti gli altri: dormivo sotto i portici vicino alla stazione, ero ben coperto, a causa della temperatura che era calata di botto, e quella notte il freddo era più intenso del solito. Il risveglio, appuntato, è stato tremendo. Non sono mai stato svegliato in quel modo dai carabinieri. Di solito può capitare che sgomberano le vie buttando via i teli e i pochi oggetti che abbiamo, insaccandoli o gettandoli, ma non mi era mai capitato che si accanissero a quelle ore del mattino. Con fare insistente m’intimarono di alzarmi dal mio giaciglio e di seguirli in caserma per ritirare una notifica. Nonostante sappia che fanno il loro lavoro senza pregiudizi e giudizi, i loro sguardi mi davano l’impressione che covassero del disprezzo e provassero del disgusto per la mia situazione, che in cuor mio giustificavo con il fatto del vivere per strada. Mi rendevo conto che era sospetta tutta quell’attenzione su di me, ma avevo la coscienza pulita, perché dopo l’ultima carcerazione non ho mai più commesso alcun reato. Almeno così mi ricordavo.  Eppure, ieri mattina ero la loro pratica e nulla li smuoveva dal notificarmi quella notifica, nonostante fossero evidentemente contrariati nel dovermi dare un passaggio nella loro macchina. La mia presenza era evidentemente obbligatoria al punto da spingerli a fare l’intero tragitto in pieno inverno con i finestrini abbassati, poiché per loro il mio odore era insopportabile. Ammetto che, al chiuso di quella vettura, neppure io riuscivo a tollerarlo. Anche se gradevole quando vivi per strada, un bagno caldo è impensabile e lavarsi è molto complicato, siccome mancano i soldi per mangiare, figuriamoci il lusso di trovare un posto per curare il proprio benessere o lavarsi che non sia un bagno pubblico. Dopo il viaggio "ghiacciato”, ormai arrivati a destinazione per uno strano scherzo del destino, non ero più al freddo sotto i portici, né nella volante, ma in un’asettica caserma, dove mi aspettava una triste notizia. Il maresciallo, con tono pesante, mi comunicò che la notifica in realtà era un mandato di cattura per un furto di anni prima, in un negozio di generi alimentari, incastrato dalle telecamere di sorveglianza. Mi spiegò che “essendo pregiudicato e non essendomi presentato in tribunale per i gradi di giudizio, fui condannato in contumacia con la pena a tre anni e due mesi di reclusione”. E ora eccomi qui… appuntato.

– Signor Giacometti, mi dispiace per la sua storia, però la avverto ora che sale in sezione con gli altri detenuti. Si ricordi che qui ci sono delle regole e lei, essendo già stato in galera, le dovrebbe conoscere e ricordare. Attenzione al rispetto per la convivenza condivisa: qui l’igiene è molto importante, sia per lei che per gli altri che condividono i suoi spazi. Quindi, per evitare di creare scomode situazioni, sia attento alla propria cura. Ora le rimedieremo dei vestiti puliti dall’assistente volontario e le farò dare dei cambi nuovi. Inoltre, per l’igiene intima, io le fornisco sapone, dentifricio e balsamo, quindi mi raccomando, cerchi di conformarsi agli usi e ai costumi del luogo. Poche parole a buon intenditore.
– La ringrazio, per quest’occhio di riguardo. Purtroppo, vivo in strada ormai da molti anni e, nonostante non abbia nulla di proprietà, non ho i soldi per un caffè e sopravvivo di carità, giacché tutto acciaccato e non trovo nessuna occupazione, essendo troppo vecchio per il mondo del lavoro e nessuno mi vuole, se non per qualche lavoretto saltuariamente retribuito a miseria. Paradossalmente, ora in carcere avrò un tetto che prima non avevo, con un pasto caldo che prima faticavo a ottenere, e la possibilità di lavarmi quante volte al giorno mi pare. Purtroppo, però, ho perso tutto quel poco che avevo, la mia libertà

Redazione

*Il presente racconto è un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, istituzioni, luoghi ed episodi sono frutto dell'immaginazione e non sono da considerarsi reali.

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