Di vita immaginaria che consente di muovere la creatività ne vediamo molta in carcere. Il nostro immaginario ci porta a sperare e a tendere verso una società che non abbia bisogno di carcere o almeno che questo sia estrema ratio. Tuttavia, lo sguardo sul reale ci indica quanto lavoro ci sia da fare in tal senso. La realtà è durissima fatta di parole che a furia di ripeterle sembrano un po’ consumate: sovraffollamento, suicidi, malessere, non solo per chi è privato della libertà personale, ma anche per chi lavora all’interno del carcere.
I garanti territoriali, insieme a Istituzioni e molti soggetti della società civile, hanno fatto sentire la loro voce per chiedere misure urgenti per dare una risposta all’”emergenza carcere”.
In questo numero troverete anche pensieri che cercano di spaziare oltre i muri, ma che talvolta sono costretti a fermarsi di fronte a questi, come nel caso delle amare riflessioni di un padre, che troverete nelle narrazioni.
Le consuete rubriche completano la lettura.