Il Concorso di Scrittura LiberAzioni "Vivere questo tempo"
Cosa ha significato, vivere, convivere all’interno del carcere in tempo di emergenza sanitaria? E dopo cosa succede?
Questo il tema di questa edizione, narrazioni inedite in forma di racconto breve per ricordare passioni, paure, detti e non detti e come queste hanno cambiato i molteplici spazi e tempi della reclusione, durante la pandemia.
Il concorso quest’anno era aperto sia a detent* di qualsiasi istituto penitenziario italiano, sia a persone in misura alternativa nella forma del racconto breve di massimo cinque pagine di 30 righe ciascuna, inediti e scritti in lingua italiana, ed ha visto aggiudicarsi il 1° premio a due racconti con un ex aequo “Macerie” e “Le pene di Anita”.
“Macerie” ci conduce in “un castello che ha esaurito i posti letto tutte le celle sono occupate da tre brande su cui resta difficile anche solo respirare” raccontandone gli aspetti del quotidiano. Lo scritto è opera di una donna privata della libertà personale ristretta nel carcere di Sollicciano. “Le pene di Anita” è un racconto più intimo che tocca corde universali è opera di un uomo ristretto nella casa circondariale di Ferrara.
Ma sono tutti i racconti pervenuti e pubblicati a ricordarci come il tempo della pandemia sia stato un tempo complesso, e in carcere ancora di più Per i detenuti improvvisamente si sono interrotti i rapporti con i familiari, con gli insegnanti, i cooperatori, i volontari e tutti coloro che, a vario titolo, seguono progetti all’interno del carcere. Il primo periodo è stato quello più difficile: non c’erano spiegazioni, non c’era conoscenza di questo nuovo fenomeno e dunque a prevalere era la paura. Un tempo che nelle pagine racconta di ripettitività, di silenzi che si amplificano per l’assenza di contatti con l’esterno, delle incertezze di chi è senza risposte.
Percorrendo i racconti, si trova anche la capacità di reagire, di progettare un futuro Ed allora, nonostante l’annoso problema del sovraffollamento delle celle, nonostante l’estrema difficoltà per concentrarsi, la scrittura si riconferma mezzo potente per farci entrare in questa parte di città che vorremmo senza muri.
Due i premi in denaro come detto assegnati dalla giuria mista coordinata da Rosetta D’Ursi (Cooperativa Eta Beta), composta da detenuti dell’Alta Sicurezza della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno di Torino e professionisti del settore della cultura e dell'editoria [Stefano Delmastro (editore); Paolo Girola (giornalista); Valentina Noya (direttrice festival Liberazioni); Alessio Romano (scrittore); Chiara Stagno (storica – Associazione SaperePlurale); Patrizia Ottone, Liz O’Neill, Anna Renzetti, Liviana Tosi (Associazione SaperePlurale)].
LiberAzioni è possibile grazie all’impegno di Associazione Museo Nazionale del Cinema ente capofila, Eta Beta SCS, Associazione Sapereplurale, Antigone Piemonte, Lacumbia Film, con il sostegno di Fondazione CRT e Coop - Novacoop, in collaborazione con Ufficio Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Città di Torino e Direzione della Casa Circondariale Lorusso e Cutugno.
Redazione
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