Nel 1856 venne istituita sull’isola dal Granducato di Toscana la colonia penale agricola di Pianosa e furono inviati sull'isola i condannati destinati ad occuparsi dei lavori nei campi.
Il carcere rimase in attività durante l'epoca fascista. Nel 1932 vi fu detenuto, per motivi politici, anche il futuro presidente della Repubblica Sandro Pertini. Nel 1968 venne trasformato in penitenziario di massima sicurezza e la rimanente popolazione dell'isola venne evacuata. Nella struttura vennero confinati inizialmente appartenenti a organizzazioni terroristiche e in seguito esponenti delle mafie, fino al 1998 anno in cui il carcere venne chiuso. Ad oggi l’isola è quasi complementarmente disabitata, fatto salvo per dei detenuti in semilibertà distaccati dal penitenziario di Porto Azzurro (sull’isola d’Elba) che si occupano della manutenzione, dell’orto biologico e di un piccolo bed and breakfast ricavato dagli alloggi dell’allora direttore del carcere.
Ma ci sono delle importanti novità in cantiere, infatti nei scorsi giorni è partito ufficialmente un progetto enologico sociale che prevede di impiantare 32 ettari di vigneto in questo grezza e totalmente piatta isola (il pianoro più alto è di soli 29 metri). Esiste già su un'altra isola dell’arcipelago toscano una coltivazione a vigneti, ci riferiamo a Gorgona dove i detenuti, grazie all’azienda toscana Frescobaldi, hanno dato vita al vino “Gorgona”, un prezioso bianco da uve Vermentino e Ansonica prodotto in sole quattromila bottiglie l’anno e venduto a 80 euro a bottiglia nelle migliori enoteche e ristoranti. L’idea è quella di replicare in modo più ampio, qui gli ettari a disposizione sono 32, questo successo e l’azienda Frescobaldi ha già chiesto e ottenuto dal Parco Nazionale, amministrazione penitenziaria e Comune di campo dell’Elba i necessari permessi.
Come spiega lo stesso marchese Lamberto Frescobaldi: “La vite a Pianosa è un gradito ritorno, a fine ottocento la colonia penale agricola produceva 2mila quintali d’uva all’anno che i carcerati vinificavano in una cantina tuttora esistente. Il nostro sogno è riattivarla, offrendo a chi sconta la pena l’occasione di imparare un mestiere.”
L’unico problema è che il primo calice di “Pianosa” si potrà bere solo tra cinque anni.
Fonte: La Stampa