Giovedì, 14 Luglio 2016 12:27

l carcere diventa social anche grazie al lavoro

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Il lavoro sposa la tecnologia dei social network anche in carcere. A rivelare questa innovazione è l’ultima idea di Matteo Maggiore e Valerio Mangiafico: due creativi impiegati nel settore pubblicitario che, grazie all’attività lavorativa promossa negli istituti penitenziari dalla Cooperativa sociale Made in Carcere, hanno dato origine al progetto “Tweet from a prison”.

Si tratta di una formazione professionale e di inclusione sociale versione 2.0.
La cooperativa, fondata e gestita da Luciana Delle Donne, consente alle detenute che stanno scontando una pena per reati minori di poter accedere a un percorso di formazione lavorativa valido per crearsi “una seconda opportunità”.
Il lavoro consiste nella realizzazione di piccoli gadget attraverso l’impiego di tessuti e materiali di scarto destinati al macero (Scopri su Effetto Terra ed Ecoidee come riutilizzare materiali tessili). L’incentivo invece, consiste nell’attività di comunicazione con il mondo esterno attraverso i modi del  social network.
Un modo funzionale e innovativo che sta avvicinando le donne a una nuova prospettiva lavorativa, ma soprattutto risulta essere uno strumento valido per diminuire l’elevato tasso di recidiva che molto spesso il pianeta carcere genera. Il progetto infatti, si fonda su un dato oggettivo: l’80% delle detenute che durante l’espiazione della pena hanno avuto esperienze lavorative, una volta tornato in libertà non delinque più.
Un fenomeno positivo che ha spinto la cooperativa sociale Made in Carcere ad attivare questa collaborazione con i due pubblicitari e mettere in pratica il progetto “Tweet from a prison”. Si tratta di un sistema di comunicazione che consente alle detenute di cucire il loro tweet sui vari gadget prodotti e, sfruttando la piattaforma dei canali di vendita online, di ricevere una risposta scritta su un di un telo grazie ad un software capace di far comunicare Twitter con una macchina da cucire. Ogni qualvolta che una donna detenuta riceverà una risposta al proprio tweet, questa speciale macchina imprimerà il messaggio digitale che poi verrà consegnato direttamente alla mittente.
Un modo semplice, originale e propositivo che, lavorando, consente di abbattere le barriere comunicative che molto spesso il carcere impone.

Fonte: teknokultura.it; chefuturo.it; felicitapubblica.it

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