Al mattino, “Anna” di Lucio Battisti… anche se ci vorrebbe qualcosa di più ritmico, per alzarsi e cominciare una nuova giornata scandita sempre dalle stesse cose… Quindi una “Smoke on the water” dei Deep Purple… a quel punto dopo il caffè, la sigaretta, come abitudine, ma per chi non fuma? Niente, si sente ugualmente il pezzo scatenato dei Deep Purple e si accontenta così.
Si comincia a “carburare”, e forse ci scappa un altro caffè e purtroppo un’altra sigaretta, questa è una delle ragioni per cui il soffitto delle “celle” è color giallo “nicotinato”.
Va beh, si deve fare qualcosa, le pulizie? Va bene allora, fra un colpo di scopa e uno spostare di suppellettili, sgabelli, tavoli e altro, “La mia banda suona il rock” di Ivan Fossati. Aspettando che si asciughi il pavimento un pezzo lento è l’ideale, ad esempio gli America con “Survivor”. Se si fanno le pulizie si salta l’ora d’aria e di conseguenza anche “La mia ora di libertà”, classico galeotto, di De Andrè.
Si arriva così all’ora di pranzo, ma è un eufemismo, e dunque per “aperitivo” Pino Daniele… “I’ sò Pazz’”. E per digestivo? C’è poco da digerire nel pranzo delle galere, se non fai te qualcosa. Ma diciamo che per ammazza caffè, si potrebbe ascoltare “Il cielo in una stanza” di Gino Paoli.
Ora però per il passeggio pomeridiano si potrebbe risentire quella di De Andrè, direte voi… no, allora facciamo i Nomadi con “Voglio vivere”, oppure Battisti con “Il mio canto libero”.
Ma questo volo pindarico è relativo e soggettivo, perché molti potrebbero essere i pezzi che si abbinano ad un particolare stato d’animo. Anche se in ognuno di noi c’è poi un brano particolare a cui ci lega un momento della vita. Siamo dunque arrivati alla risalita dal passeggio, l’ora d’aria è finita, e dunque è un pomeriggio plumbeo, il cielo è grigio triste che ben si adatta ad un pezzo vecchissimo, non ricordo chi lo cantava “Il mondo è grigio il mondo è blu” forse di Nicola Di Bari, forse, ma non ne sono sicuro.
Altro caffè, ma stavolta non sarà “nero bollente” come la canzone di Fiorella Mannoia. Ma servirà a passare il tempo e a far accendere un’altra sigaretta… per fare quattro chiacchiere come… “4 amici al Bar” di Gino Paoli. Ma qui le chiacchiere non si riferiscono al… “voler cambiare il mondo” come recita la canzone… qui il tempo è un lento trascinarsi, che bisogna riempire con le poche cose che si hanno, siano parole, siano note musicali, per far spaziare una mente che troppe volte rimane prigioniera anch’essa di altre prigioni, quelle dei percorsi che fa, per ritrovare un’emozione perduta nel tempo. Allora tutto esplode, tutto ha bisogno di essere ricompattato, rimane la musica, rimane un suono che ha la grande capacità di sollecitare le emozioni, di ricondurre e riconoscere quello che è bene da quello che per noi è “male”.
Il difficile è capirlo, il difficile è farsi trasportare da quel suono, farlo proprio, sentirlo come concomitanza di emozioni. Questo è il potere della musica, è entrare in uno spazio dove le percezioni sono note, le parole sono note, le note diventano emozioni… è questa la vita.
Redazione