Venerdì, 20 Gennaio 2023 10:00

Colloquio con Dionigi l’areopagita

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Foto di Simon Hrozian su Unsplash Foto di Simon Hrozian su Unsplash

Saranno le undici, le undici e trenta al massimo, siamo io e uno sparuto gruppetto di compagni di detenzione raccolti attorno al calcetto, tutti presi e concitati dalla nostra partitella.

Quando sento riecheggiare il mio nome, pronunciato a gran voce dall’appuntato di monta: “M. colloquio!”, la chiamata giunge inaspettata, non attendevo visite per oggi e così mi fiondo in doccia, indosso una delle mie tute da colloquio e mi avvio verso la portineria, tutto preso tra l’euforico e il dubbioso pervaso di una lieve sfumatura d’ansia, “chi sarà venuto a trovarmi?” penso tra me e me, “forse ci sarà la mia fidanzata, o magari mia madre ha sbagliato a dirmi giorno ed è passata con mio fratello…?”, entro nella sala colloqui e mi guardo intorno smarrito, subito rattristato, nella saletta tutti i tavolini sono già occupati ma non c’è nessuno che io riconosca, penso a un errore quando vagando con lo sguardo noto un posto rimasto vacante, occupato da un signore dall’aria curiosa, indossa una specie di veste dal colore imprecisato, porta una lunga barba grigia, con qualche spruzzata di bianco, incolta e non curata, quando incrocio il suo sguardo mi fa cenno di avvicinarmi, e io eseguo.

Sono seduto di fronte a lui “scusi, ma lei chi è?”
“Ebbene, dunque non mi riconosci? Sono Dionigi, detto l’areopagita.” Dice solennemente lui, scrutandomi con aria ieratica, che non lascia spazio a dubbi o repliche.
“Maestro!” esclamo. “Siete veramente voi. Non sapete quale onore sia per me incontrarvi, proprio voi, un così fine intenditore degli arcani della natura, un così accorto studioso delle vie anagogiche dell’alchimia! Ditemi, maestro, a cosa si deve la vostra visita? Volete rendermi partecipe del segreto ermetico?”
“Sciocco”
mi sgrida lui, repentino, “non proferire parole incaute, potrebbero esserci intercettazioni ambientali qui! E poi una mente impreparata al sapere esoterico rimarrebbe sconvolta da simili rivelazioni.” “Ma… io credevo… l’uovo alchemico… Il Gral…”
“Avrei voluto portartelo in effetti, ma l’assistente l’ha trattenuto, oggetto non consentito dicono, ti avevo portato anche una bella felpa con il cappuccio …” sul suo viso si dipinge un’espressione di sincero rammarico, “comunque, ascolta”, prosegue lui, “ti ho portato lo stesso un regalo, ecco non farti notare e allunga una mano sotto il tavolo senza farti sgamare.”

Facciamo come dice e dalla sua mano qualcosa passa nella mia, non resisto alla tentazione, e prima di infilarmi l’oggetto in tasca gli do una sbirciata, ma non è altro che una foglia d’edera… lo guardo interrogativo. “È un’“ambasciata” importantissima! Non dimenticare per tutti coloro che vogliono intraprendere la via del vero sapere ed essere iniziati ai culti Dionisiaci”. Inizio a credere che ci sia qualcosa che non va in questo curioso vecchietto, sarà poi davvero l’Areopagita?
“Ebbene, ragazzo, dimmi come stai, come ti senti, è dura la carcerazione?”
“Molto, maestro, soprattutto sotto le feste è pesante, la mancanza della famiglia è dura, tutto dicembre sembra come una lunga domenica ed è difficile non “accupare”…”
“E dimmi, mangi? La sistemazione è buona?”
“Cosa volete che vi dica maestro, sì, mangio, e non mi lamento della sistemazione, mi sto pagando quel che devo pagarmi, mi faccio una galera come tutti, in sezione, ma l’aria è pesante, sapete? Asfissiante alle volte e…”

“Ascolta!” mi interrompe lui, con un gesto perentorio della mano, “principio primo del processo alchemico è l’opera al nero, la Nigredo, ed è questa che tu ti trovi a vivere ora, la prima fase: putrefazione, in cui la materia prima si decompone per poi rinascere, e ciò che giace diventa fertile, humus del fiore di domani. Questo è ciò che ora tu stai vivendo, la tua esperienza è votata alla volontà di rinascita e questo blocco è il calderone dove calcinare i tuoi elementi. Quest’aria che opprime che senti è la tua materia che decanta cercando una nuova forma, una nuova direzione in cui riorganizzarsi, è questo il vero senso dell’opera, ricorda che la bellezza è insita in ogni elemento di natura in questi cieli che sovrastano il tuo carcere, anche quando sono cupi, in ogni riflesso di luce che puoi cogliere qui tra le sbarre della tua cella che raccontano la perenne mutazione di cui partecipi quotidianamente anche tu, sta a te decidere il moto da imprimere al fenomeno della tua valutazione e sei tu …”
Viene interrotto dall’ingresso in sala dell’appuntato, “il colloquio è finito!”

Ci abbracciamo frettolosamente, dice che quando può tornerà a trovarmi, mentre mi allontano mi lancio ancora una rapida occhiata alle spalle, rigirandomi nella mano quella foglia che mi ha portato, ma chi era alla fine quell’uomo, possibile fosse solo un balordo? Eppure c’era qualcosa nelle sue parole… non importa chi fosse mi dico, per me resta comunque Dionigi l’areopagita.

Redazione

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