La musica ha un potere immenso, un mondo di emozioni capace di stimolare e di catapultare in una dimensione onirica chiunque, dai più piccoli ai più grandi. L’accesso a questo fantastico universo, non può essere negato a nessuno e a nessuno ne sono precluse le porte. La musica come anche un libro, è in grado di indurre al buon umore e di travalicare distanze e lontananze. Perfino nelle carceri, dove si vive in condizioni di degrado e sovraffollamento, sono le note, il ritmo e le parole di una canzone, o la melodia di una sinfonia a “sprigionare” e fare e sentire libero chi è privato della libertà, anche solo per qualche istante. Questo è la magnifica forza della musica che non può essere fermata da nessun cancello, filo spinato o alti muri di cinta. Nella mia esperienza in carcere ho sempre ascoltato molta musica senza distinzione di genere, ma ad alcuni brani sono particolarmente legato: “It’s my life” dei Bon Jovi e “Albachiara” di Vasco Rossi. Inizialmente, quasi in sordina, a catturarmi nel brano dei Bon Jovi, non comprendendo bene il testo, era il ritmo, con la carica che mi trasmetteva ogni qualvolta l’ascoltavo. Poi un giorno la curiosità mi spinse ad analizzarne e tradurne il testo, in particolar modo il ritornello “Questa è la mia vita; Ora o mai più; Non voglio vivere per sempre; Voglio vivere finché sono in vita; È la mia vita”. Parole che mi hanno dato forza durante la detenzione. “Albachiara”, invece, mi riportava alle serate trascorse con gli amici in spiaggia tra chitarre e falò. Al mio mare, una delle assenze più dolorose “dentro”.
Perché la musica con le emozioni che suscita è capace di demolire le mura, allargare le sbarre ma soprattutto di abbatte la tristezza.
“La musica è armonia dell’anima” dice Baricco, mentre Jim Morrison cantava, “è la tua unica amica”.
[A. I.]