Martedì, 05 Luglio 2022 09:39

La miglior parola è quella che non si dice!

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Quando ero un “giovane ribelle”, avevo un modo tutto mio di vedere la vita. La strada intrapresa mi aveva temprato a suo uso e piacimento, già dall’infanzia ero uno di quelli più tenuti in considerazione, o forse sarebbe meglio dire più temuti!

La parola nella malavita ha un linguaggio tutto suo, dove uno sguardo o un cenno a volte valgono più di mille parole. Da ragazzo parlavo veramente poco, così mi avevano insegnato.

Dicendomi: “nella vita, se vuoi diventare davvero qualcuno, devi fare poche chiacchiere e tanti fatti”.

Notai subito che nell’ambiente in cui vivevo, quella considerazione non solo era giusta, ma era una vera e propria legge, con la quale avveniva una selezione naturale, dove con la forza e la violenza ci si faceva strada, acquisendo sempre più potere, verso un futuro ai tempi non ancora ben definito, ma imprescindibilmente certo, sotto tanti punti di vista (soldi, fama e donne in ordine di importanza).

Mi resi conto sin dall’inizio, nelle poche e sporadiche occasioni in cui mi trovavo fuori da quel contesto, di essere diverso dalle altre persone, imparando a vivere questa diversità (per autodifesa, più che per altro), con disprezzo e avversità verso tutto e tutti. Le domande che mi ponevo nei confronti di queste persone erano svariate, ma visto i “valori” che vi ho elencato prima tra parentesi, iniziai subito a chiedermi: “come mai la gente ”normale” ha bisogno di  lavorare tutto il giorno, per un modesto a volte quasi misero stipendio mensile, mentre a noi bastano pochi minuti per averne uno molto più consistente (che tra l’altro potevamo permetterci di spendere in poco meno di una settimana)?”.

A quel  punto credetti, e la mia ignoranza mi aiutò molto in questo, di aver capito tutto: loro parlavano, noi facevamo i fatti!

È passato ormai tanto tempo da allora, e sfortunatamente parecchio di questo l’ho passato in silenzio presso le nostre patrie galere. Da qualche anno però, grazie al notevole e considerevole aiuto che mi hanno dato le persone che mi seguono in questa mia nuova e diversa vita, parola dopo parola ho iniziato a buttar giù  interessanti  dialoghi con gli altri, e soprattutto con me stesso.

Finalmente mi sono reso conto dell’utilità e dell’importanza che hanno le parole per una buona comunicazione, e devo ammettere che la scuola in questo mi ha aiutato molto, infatti, il primo passo che ho dovuto affrontare è stato quello di riuscire a farmi capire (da lì per me è stato tutto più facile) permettendo così alle mie parole di combattere e sconfiggere tutta la rabbia e la frustrazione accumulate in una vita “muta”.

Nulla cambia, se non siamo noi veramente a volerlo. Adesso ho tante cose da dire, a volte nella mia testa ne ho talmente tante che non so da dove iniziare.

L’importante è darsi una parola importante durante tutto questo percorso pieno di insidie, cambiare la propria volontà in bene, in modo da poter cambiare la parola errore.

In tutto il corso della vita, si sbaglia e si rimedia allo stesso tempo, non c’è parola che possa cambiare il passato, ma sicuramente c’è la parola miglioramento. È importante sottolineare che nella vita si può essere chi si vuole, l’importante è fare la cosa giusta e inseguire i propri sogni e obiettivi, non scoraggiarsi mai e continuare a fare bene ogni giorno. Sì, è vero che il passato, quello che si è stati, non si può dimenticare, ma soprattutto è importante credere in ciò che si può diventare.

Redazione

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