In base alla votazione dalla giuria composta dai ristretti della sezione Polo Universitario presso il Blocco E della Casa Circondariale “Lorusso-Cutugno” di Torino i cortometraggi vincenti sono:
1. BurattUomia di Valeria Zecchinato
2. Volare Via di Valerio Oldano
3. Paganini non ripete di Giacomo Costa
BurattUomia
di Valeria Zecchinato
La visone di questo cortometraggio è tanto piaciuta alla maggior parte dei membri della giuria perché ci ha fatto sentire meno soli e ci ha concesso un briciolo di speranza in più.
L’assunto alla base dell’opera è la condizione di prigioniero che può esistere in ognuno di noi quando siamo influenzati, come marionette nelle mani di un immaginifico puparo, da una miriade di elementi esterni che ci deviano dalla strada dettata dal nostro cuore. Come una persona fuori dal carcere può vivere imprigionata così anche noi detenuti, inversamente, possiamo esseri liberi dentro se diamo la possibilità alla nostra mente, attraverso la cultura, lo studio, gli onesti e concreti progetti per il futuro, di elevarsi al fuori delle alte mura che ci circondano.
La speranza risiede nella chiave che cerchiamo sempre lontano ma che il più delle volte è proprio vicino a noi, ma che spesso non siamo in grado di vedere e tantomeno usare.
Quindi la speranza è che ognuno di noi trovi la chiave che ci tiene prigionieri per finalmente vivere liberi.
È stato apprezzata anche la realizzazione accurata nonostante il minimo dispiego di mezzi, la bravura delle attrici e l’intero cast al femminile.
Volare via
di Valerio Oldano
La famiglia rappresentata nel cortometraggio non comunica se non dei contingenti problemi di sopravvivenza che la affliggono. Accartocciati tra bollette da pagare, calzini da rammentare e biscotti che mancano, il padre, la madre e la figlia si sentono di vivere in una prigione, ma sarà solo la ragazza, estrinsecando la sua ribellione attraverso un murales a tentare di fuggire dall’oppressione (e infatti finirà in questura…).
Nel catartico finale si ritroveranno tutti davanti al murales, che illustra un uccello che tenta di scappare dalla gabbia, e davanti al “Fatemi volare via” dipinto si spera trovino la forza per dare nuova linfa alle loro esistenze.
Molto bello suddividere la scena iniziale tra i tre diversi punti di vista dei protagonisti, come in “Il Capitale Umano” di Virzì.
Paganini non ripete
di Giacomo Costa
Tutti i partecipanti della giuria hanno apprezzato la sincera dedizione con cui i due detenuti del carcere di Opera si dedicano al delicato lavoro di liutai. Cercano di dare un’anima ai violini da loro realizzati e ogni opera da loro realizzata è un ulteriore passo verso un cammino di consapevolezze che gli fa pronunciare sentitamente frasi come “ora ho capito come sia sbagliato voler tutto e subito” o “grazie a questo lavoro ho capito che in ognuno di noi c’è qualcosa di straordinario”.
Noi tifiamo incondizionatamente per loro.
[dg]