Nella Sala Viglione di via Alfieri 15 una mattinata dedicata ad un’analisi a 360° della “Legge Minniti”, ai principi ispiratori e ai primi commenti su quello che cambia o che non cambia in merito ai nuovi Centri di Permanenza per i Rimpatri (CPR). Il convegno organizzato dall’On. Bruno Mellano - Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale – ha visto presenziare ed intervenire il Prefetto di Torino Renato Saccone, la Direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza e professoressa ordinaria di Diritto processuale penale dell’Università degli studi di Torino Maria Laura Scomparin, la dottoressa Elena Atzeni, Eligibility Expert presso l’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees), l’avvocato Guido Savio dell’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), l’Assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte Monica Cerutti e l’avvocata Emilia Rossi dell’Ufficio nazionale del Garante delle persone detenute o private della libertà personale.
I limbi giuridici degli hot spot, una lettura sistematica delle novità legislativa in materia di strumenti difensivi, le norme internazionali di detenzione amministrativa ed espulsioni, provare ad affrontare il tema dell’immigrazione separandolo da quello della sicurezza, le raccomandazioni per rispettare la dignità umana, un sistema di legalità che funzioni i focus degli interventi.
A rilevare alcune criticità della normativa sono stati principalmente Maria Laura Scomparin e Guido Savio. Per entrambi i centri di crisi, gli hot spot rappresentano dei limbi giuridici. Nel merito la professoressa ordinaria di Diritto processuale penale dell’Università degli studi di Torino sottolinea come continui a sussistere sul tema “una mancanza di regolamentazione e come in questo caso la legge abbia perso l’occasione di incidere ad esempio sull’art.10 del Testo Unico sull’Immigrazione – il respingimento”. Un’opportunità persa forse “per garantire efficienza, con il rischio di impoverire le garanzie” che per essere sostenuta necessitava probabilmente “di scelte non premianti nell’attuale contesto sociale”. Per l’Avvocato Savio dell’ASGI i rischi della nuova normativa, dal punto di vista della difesa, sono soprattutto quelli di violare il principio di uguaglianza e difesa “istituendo il rito camerale per la difesa, con il pericolo di avere un solo giudizio di merito. Un modello processuale che mal si adatta alla centralità della descrizione fattuale del ricorrente”. Altra criticità la nuova disciplina dell’udienza di convalida del trattenimento del richiedente asilo “che prevede che le udienze avvengano a distanza, mediante un collegamento audiovisivo”. Opzione che fa emergere una serie di problemi “lo sdoppiamento del difensore, l’esclusione della possibilità di comunicazione riservata tra trattenuto e difensore, la non regolamentazione delle udienze di proroga”.
A far luce su come questo quadro appena delineato si immetta in una prospettiva internazionale e Elena Atzeni - Eligibility Expert presso l’UNHCR – che sottolinea e ricorda come “sicuramente in Italia è in atto un aumento dei richiedenti asilo, ma in Europa solo il 5% dei rifugiati globali viene accolto”. In merito alla detenzione amministrativa e alle espulsioni è la stessa Convenzione di Ginevra a delineare le linee “vietandole se non per specifiche eccezioni. Inoltre l’UNCHR ha elaborato delle linee guida nel 2012, in relazione ai rifugiati dove questi provvedimenti devono essere utilizzati solo in estrema ratio”. Infine se trattenimento deve esserci, “bisogna garantire il diritto alle informazioni e l’accesso alla tutela legale e al ricorso. Favorendo inoltre l’uso a misure alternative rispetto alla restrizione della libertà”.
L’importanza di salvaguardare la dignità umana è quanto emerge dagli interventi successivi, ad iniziare dall’Assessora alle Pari Opportunità della Regione Piemonte Monica Cerutti, che evidenzia la necessità di “provare ad affrontare il tema immigrazione separandolo da quello sicurezza, come si sta provando a fare in Piemonte, mentre la legge sembrerebbe essere un po’ figlia di questa logica". Esplicitando come l’immigrazione sia un tema complesso, non si può ad esempio non tenere conto della normativa sugli irregolari “un tema che ha bisogno di politiche di risposta, e la risposta non è il potenziamento della rete degli ex CIE ora CPR. Bisogna continuare ad investire in volontariato civico, prodromico ad una progettualità concreta di inserimento socio lavorativo”.
Per Emilia Rossi dell’Ufficio nazionale del Garante delle persone detenute o private della libertà personale i principi per il rispetto della dignità umana non possono che passare attraverso una serie di raccomandazioni “l’esercizio effettivo del diritto alle informazioni, da fornire nella lingua dei trattenuti, e al conoscenza del progetto migratorio delle persone, cercando di fare in modo che tale progetto possa essere dichiarato. Stabilendo una procedura di reclamo da parte dei trattenuti e prevedendo la registrazione degli eventi critici, infine immaginando un ingresso migliore e maggiore della società civile all'interno dei Centri di trattenimento”. Per colmare le lacune legislative emerse, proprio quest’ultimo punto potrebbe trovare sollievo con “la possibilità nel momento in cui i garanti regionali si dotano dei requisiti per essere parte della rete nazionale, di diventare un terminale della stessa. In questo modo vengono investiti dei poteri relativi alle attività del Garante nazionale, con possibilità di visite e colloqui senza avviso anche negli hot spot”.
A conclusione l’intervento del Prefetto di Torino Renato Saccone le cui puntualizzazioni sul provvedimento, hanno evidenziato come lo stesso "prediliga la strategia dell'accoglienza non fondata su muri e ostacoli e soprattutto voglia mettere in atto un sistema di legalità che funzioni. Accorciare i tempi per le procedure di identificazione all'interno dei Centri, per esempio, è fondamentale per la dignità delle persone".
(G. B.)
Foto: - Redazione Eta Beta (G. B.)
IL FILMATO DELLA DIRETTA DEL CONVEGNO A CURA DI RADIO RADICALE