Queste due attese e emozioni sono uniche, io non le ho mai provate e spero di provarle in futuro, ma conosco l’attesa di diventare un uomo libero per cinque giorni. Possiamo paragonare questa attesa a una malattia brutta che viene curata per tornare a vivere da persona sana e rinata.
Si è vero qualcuno mi può dire, ma come fai a paragonare questi tipi di emozioni? Si può, una persona privata della libertà attende di rinascere, prima è come un bambino che comincia a vivere, non si rende conto di dove è e dove si trova, ma con il tempo l’attesa diventa consapevole. Queste emozioni non sono facili da esprimere e raccontare, ed è tutta un'altra cosa viverle di persona. Quando attendi questi momenti, ti rendi conto di quando ti distrugga l’attesa.
Un recluso è sempre in attesa di qualcosa da quando entra in istituto, ma i momenti più duri sono gli ultimi giorni e le ultime ore in cui si aspetta la risposta alla propria richiesta, momenti devastanti psicologicamente. Immaginate che dopo tutta questa attesa e emozioni uniche, ti venga negata la possibilità di rinascere ed essere felice all’ ultimo momento con una semplice parola NO.
Non credi a quello che senti, ma speri ancora ci sia un errore e ti fai ripetere cento volte quello che non vuoi sentire, ma tu ancora speri che non sia così.
Sei stanco, stufo, amareggiato e deluso, ma trovi le forze di tornare all’inferno dove sei, rimanendo sempre in attesa di un'altra possibilità che sembra non arrivare mai.