Un evento che ha visto il promotore - l’avvocato Antonio Genovese - coinvolgere personalità di spicco del mondo che gravita attorno all’emisfero della giustizia e del carcere: la Procuratrice reggente Enrica Gabetta, il Presidente della Corte d’Appello Edoardo Barelli Innocenti, la Presidente dell’Ordine degli Avvocati Simona Grabbi, la Garante delle persone detenute della Città di Torino Monica Cristina Gallo, tutte al tavolo con avvocati e figure dell’ambiente penitenziario - in divisa e non - per un pranzo.
Un banchetto realizzato interamente in carcere dagli allievi dei corsi FORMONT suddivisi in due squadre per presentare le loro pietanze, capitanate da due ospiti di eccezione.
La squadra gialla, interamente maschile, ha lavorato fianco a fianco con lo Chef Alessandro Mecca, che ha lasciato le prestigiose cucine del ristorante “Castello Grinzane di Cavour” per sovrintendere la preparazione dei piatti – cavolo con bagna cauda e acciuga l’antipasto, seguiti da un risotto spinaci e limone e un filetto Wellington - e , dall’altro lato della barricata, e sotto l’attenta supervisione dello Chef Cesare Grandi dal ristorante torinese “La Limonaia”, la squadra blu. L’agguerrito team tutto al femminile pronto a dare battaglia a suon di delizie con il proprio menù - per antipasto uovo al vapore con fonduta, ravioli burro e salvia con granella di nocciole, e, per compensare l’assenza di secondi due dolci come gran finale: una torta sacher e della pasticceria mignon.
Già durante i preparativi si percepiva la tensione per un evento che vedeva ospiti tanto importanti sedersi al tavolo del Salone polivalente, l’allestimento che ha visto coinvolti ragazzi e “camerieri” selezionati tra i detenuti del progetto “Arcobaleno” ospite del padiglione E, del quale fanno pare anche gli allievi maschili del corso di cucina FORMONT, è stato curato nei minimi dettagli. Si tira a lustro tutto, ma soprattutto si preparano piatti e posate, quelli veri: posate in acciaio inox, bicchieri in vetro e piatti in ceramica, per chi non tocca una posata normale, come quelle di casa, da uno, due o più anni, basta poco a stupirsi e trovarsi gli occhi appannati per la nostalgia.
Tutto pronto all’alba del fatidico giovedì, anzi, la sera prima: l’assistente annuncia ai responsabili di cucina che gli stellati arriveranno già alle 7:00 del mattino per cominciare a predisporre tutto il necessario, gli aspiranti cuochi dovranno essere attivi e operativi per le ore 8:00.
Giunti al fatidico mattino, si scende per la colazione. La cucina, alle 7:30 è ancora vuota, con sbigottimento di cucinieri e personale che si trova di lì a passare, “Sicuramente sono arrivati, alla blockhouse almeno, ora devono contare e catalogare tutto quello che hanno, coltelli e strumenti vari, perquisizione etc. Prima delle otto, otto e mezzo non entrano mica”, commenta un assistente, sono gli imprevisti.
Un gran fervore riempie le cucine, finalmente la squadra gialla è entrata in azione per preparare le proprie squisitezze, (parimenti nelle cucine del padiglione femminile F le ragazze della squadra blu imbastiscono con solerzia i loro piatti), i sette ragazzi che compongono questa brigata sono tutti concentrati, non c’è spazio per il minimo errore. Ma la cucina del padiglione E, questa mattina è oltremodo affollata di curiosi che non vogliono perdersi questo spettacolo così inusuale per il carcere, assistenti, comandanti, ma anche un’infermiera e qualche educatrice entrano a sbirciare e, se possibile, degustare qualche assaggio anticipatorio delle portate, in questo marasma fanno il loro ingresso anche i giornalisti per porre qualche domanda e scattare qualche foto dell’evento.
Si alza il sipario, i camerieri cominciano servendo ai commensali gli antipasti blu e gialli, per poi proseguire con primi e secondi, sotto lo sguardo – e la forchetta – attento di Antonio Genovese e degli altri convitati, che soddisfatti commentano a ogni portata le loro impressioni sui piatti degustati decidendo a quale squadra attribuire il voto, fino ai gustosissimi dolci, che nulla hanno da invidiare alle pasticcerie del centro cittadino. Il pranzo si conclude con un discorso della presidente dell’Ordine degli Avvocati, che ringraziando tutti i partecipanti – commensali e non - e soprattutto coloro che si sono prodigati per fare si che questo evento sia divenuto possibile, auspica l’avvio di una tradizione che coinvolga di anno in anno gli allievi del corso di cucina.
È il momento del responso: a maggioranza, ma non unanime, è la squadra maschile gialla a vincere, un verdetto molto combattuto, il Presidente della corte d’appello Edoardo Barelli Innocenti, da buon giurista, si abbandona a un’ironica considerazione e afferma “impugneremo questo risultato e ci rivedremo in appello”. Un successo per gli allievi, ma anche per il carcere questo evento che, come la stessa D.ssa Grabbi ha tenuto a precisare, è stata la dimostrazione di come ancora una volta la convivialità del pasto e la condivisione dei sapori può essere un vero trait d’union tra dentro e fuori, “il cibo unisce tutti” per dirlo con le sue stesse parole.
E noi a queste parole ci uniamo come ricorderà chi ci conosce e legge o ha sfogliato Chef Sopravvitto.
Redazione
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