Il beneficio che consente di uscire, seppure temporaneamente, fuori dai soliti confini e di immergersi nella realtà comune, dove tutto è più normale e liberamente accessibile.
Per ottenerlo, ci sono voluti un bel po’ di giorni ed “una rinuncia matura”. Ha commentato così il Tribunale di Sorveglianza di Torino, la scelta di desistere dalla richiesta di affidamento e semilibertà formulata nei mesi scorsi, per sottoporsi a un “percorso graduale” fatto, dapprima, proprio dai permessi premio.
Nonostante la notizia fosse nell’aria è accaduto tutto all’improvviso. Nel tardo pomeriggio di un venerdì di ottobre la notifica e domenica l’uscita.
Quarantotto ore di licenza per conoscere le vie del centro e la storia dei palazzi reali di Torino ed i suoi monumenti, ma soprattutto per riavvicinarsi ad amici e parenti con una prospettiva diversa.
Un ciclone di emozioni che, inevitabilmente, ha generato entusiasmo e forti sensazioni. Non sono mancate le classiche situazioni come: il parlare a “macchinetta”, l’atteggiamento tipico di chi ha voglia di raccontarsi per fare in modo che quelle ore non passino mai, e le difficoltà con il mondo tecnologico.
Il contatto con i nuovi dispositivi, dopo l’imbarazzo iniziale, lo ha trasformato nel più classico protagonista della “massa degli smanettoni”. Imperterrito, come tanti altri protagonisti del “mondo fuori”, a digitare sul proprio telefonino numeri, messaggi e luoghi da raggiungere, anche solo con la mente!
“Che dire... Adesso che l’incantesimo è stato spezzato e i confini sono diventati valicabili, finisci per guardare tutto come un Peter Pan che sta trascorrendo “una seconda vita” nell’isola che c’è!”.
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