Lunedì, 05 Giugno 2023 17:41

Uno, due, sette. Liberi tutti

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Foto di Vladyslav Tobolenko su Unsplash Foto di Vladyslav Tobolenko su Unsplash

È facile pensare quanto dentro di me stavo bene, volevo urlare dalla gioia: è incredibile quanto dai valore a cose a cui prima di perderle non facevi neanche caso, o addirittura ti annoiavano, e ti lamentavi.

Muovermi, camminare, che noia; facevo di tutto per non spostarmi. Se dovevo fare due passi a piedi mi sembrava una tortura. Pure per andare a comprare le sigarette mi spostavo con un veicolo a motore.
Ma quando per tanto tempo non ti muovi e sei chiuso, anche se non propriamente d’accordo, in una struttura carceraria, e d’un tratto ottieni un permesso di lavoro, le cose cambiano.
Sette ore inaspettate per raggiungere una meta ambita a molti non detenuti, il Salone del libro 2023.

Comunicazione imprevista, ormai la speranza non faceva più parte di me. Quando la notizia è arrivata i moltissimi pensieri sul da farsi si sono susseguiti uno dietro l’altro, ma soprattutto provavo estasi e sentivo l’adrenalina montare.
Il solo pensiero che stavo per uscire mi faceva arrossare la pelle, quel cancello che mi divideva dai “normali” si stava aprendo.
Piove, piove tantissimo e anche io vorrei scoppiare a piangere dalla gioia, vedere le mie lacrime unirsi alla pioggia e anche loro riverberare nelle pozzanghere donate dal maltempo, e quel maledetto cancello si è aperto.
Non posso sprecare il mio preziosissimo tempo, la clessidra dell’imminente rientro è ormai partita… alberi, strade, auto, erano un lontano ricordo, ma ora le ho davanti, ma chi mai si è soffermato su queste cose… Basta!

Piano di realtà: missione Salone… attendiamo con ansia il buonuomo che verrà a prenderci. Il tempo, amico-nemico, lo porta il prima possibile a noi, alle spalle il ricordo del carcere, davanti il ponte per la libertà è lui…
Ci porta, non sono solo… siamo in due, entrambi estranei alla realtà, troppe pulsioni ed emozioni, siamo in due ma siamo carte conosciute, diversi, ma accomunati dallo stesso evento.
Sentirci liberi, per poche ore, pochi attimi. Siamo qui: folla di persone… sono come noi… che buffo… tra poco ci ascolteranno… ridono, si fidano, non siamo cattivi; i loro visi non ci vedono come minaccia… anche noi eravamo come voi…
Tristi, schiacciati da cose futili che ci tormentavano, ma ora è tutto diverso… sto parlando, ci capiamo.
Un grazie enorme va a voi che ci ascoltate, siate felici di quello che avete che non si sa mai.
Il vostro detenuto x.

Redazione

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