Tutto confinato in pochi metri quadrati, ben studiati e pensati a tavolino da esperti “del settore” che hanno calcolato tutto nei minimi dettagli.
Qui, tempo e spazio sono inevitabilmente i fattori più decisivi nel determinare lo stile di vita e il modo di pensare di chi vive quest’esperienza nel corso della propria esistenza.
Trovare un modo per mantenere il proprio pensiero sotto stimolo costante è quindi fondamentale, e fra questi, contemplare una minima biblioteca da leggere o consultare è tra i più raccomandati per allargare i propri orizzonti, sconfinando verso mondi di fantasia o viaggiando attraverso epoche storiche lontane migliaia di anni dai giorni nostri.
Qualsiasi cosa sia “leggibile” (tolta magari qualche eccezione) può diventare uno spunto di riflessione su cui avviare un sano dibattito con il proprio concellino o con qualche compagno incontrato nel corridoio, considerando anche le notizie di ogni ambito provenienti da alcune testate giornalistiche che regalano ai padiglioni detentivi una copia gratuita per i detenuti.
Da queste riflessioni poi, ci si accorge di quanto in realtà si possa anche sconfinare dal contesto, seppur solo mentalmente, per poi realizzare che invece ogni sconfinamento produce effetti positivi nel proprio presente.
Si potrebbe quindi indicare qualche lettura per dei momenti specifici di riflessione, partendo proprio dalla dicotomia testo/contesto, dove al “testo” si attribuiscono letture in qualche modo significative per determinati stati dell’umore, momenti di relax, di spensieratezza o di approfondimento personale, mentre sul “contesto” confluiscono letture più ancorate alla realtà (in tempo e spazio) che in qualche modo innescano riflessioni su aspetti della vita e del sociale quotidianamente osservabili.
Testo:
- Cottino. C’è chi dice di no.
- Adorno, Horkeimer. La dialettica dell’illuminismo.
- Levi Strauss. Tristi tropici.
- Melville, Moby Dick.
Contesto:
- Bunker, Educazione di una canaglia.
- Bunker, Little boy blue.
- Goffman, Asylums.
- Torrente, Le regole della galera.
Bisogna poi considerare che ogni momento della giornata, tendenzialmente soggetta a una snervante routine preimpostata, può assumere una piega diversa a seconda della contaminazione letteraria a cui si è esposti. Pensiamo per esempio a un momento in cui si vuole apprendere qualche cosa di specifico, di più settoriale, magari curiosando all’interno di prestigiose bibliografie d’autore. Molti testi rimandano, senza l’ausilio di alcun link ipertestuale, ad altre letture.
In questo modo, si scoprono interessanti stesure che spaziano fra argomenti di politica, economia, tecnologia, innovazione e che più se ne menzionino, scopribili anche grazie ad alcuni strumenti accessibili in carcere.
Come si può chiedere un libro in prestito in carcere o come si può condurre un approfondimento in autonomia? Bisogna prima di tutto individuare un riferimento nell’addetto bibliotecario del padiglione dove si è ubicati, il quale, qui a Torino, si metterà in contatto con le Biblioteche Civiche Torinesi che, attraverso la loro rete di prestito estesa anche all’interno dell’istituto, su prenotazione può richiedere qualsiasi libro per un prestito della durata di un mese.
In questo modo si abbattono i confini strutturali del luogo detentivo, consentendo maggior connessione con la società libera, ma soprattutto si supera enormemente il confinamento culturale di cui sono destinatari i soggetti reclusi nelle carceri italiane. La lettura, specialmente in ambienti così proibitivi, può essere un ottimo trait d’union con il resto della popolazione, generando confronto e scambio, contribuendo anche alla costruzione di un’opinione critica personale non meramente soggetta a strutture di pensiero autocraticamente consigliate.
Analizzando pro e contro, pareri discordanti e abitudini diverse, non si può non consigliare quindi di leggere un buon libro partendo magari da qualcosa di “leggero”, non troppo pervasivo e opprimente, come un buon romanzo di Wilbur Smith, Monsone.
Redazione