Siamo a domenica 12 maggio, è il penultimo giorno del Salone. È trascorso all’incirca un anno, giorno più giorno meno, da quando siamo stati scarcerati in via del tutto straordinaria per un permesso di poche ore, per andare al Salone del Libro 2023. Quel giorno pioveva a dirotto, diluviava, e noi, frastornati di tempesta e di libertà da diverso tempo perduta, ci eravamo fatti strada attraverso i fiumi d’acqua che scorrevano dal cielo e quelli di gente tra gli stand della fiera.
Oggi invece c’è caldo, la giornata è ridente e soleggiata. La nostra avventura è proseguita all’esterno, ora siamo entrambi liberi, ancora colleghi di lavoro anche fuori, per la seconda volta compagni di scrittura insieme ad altre persone.
Si avvicinano le 17:00, l’orario fissato per la presentazione, e c’è trepidazione in noi, desiderosi di poter raccontare il carcere dal nostro punto di vista, tornare a parlare di un’esperienza che ci ha portato a condividere i nostri vissuti, ricamandoli su carta con le parole per far arrivare un messaggio a chi il carcere fortunatamente non lo può conoscere come chi lo ha vissuto dall’interno.
Lo spazio di Alleanza delle Cooperative Italiane, che ospita anche il nostro stand, si riempie di persone venute per assistere alla nostra presentazione, che si articola attraverso un interessante confronto tra noi, entrambi giovani, e chi descrive appassionatamente le emozioni e i ricordi suscitatigli dalle pagine di Labirinti nero fumo, inframezzati dai brani letti direttamente dal libro, che catturano l’attenzione anche di chi si trova a passare di lì per caso. È un’emozione indescrivibile quella della folla che passa intorno e si sporge curiosa prestando le orecchie a una voce che dà vita a personaggi nei quali si è voluto infondere la propria passione, il poter parlare davanti alle persone di cosa si è provato, di cosa si è vissuto, sentire di stare condividendo un’esperienza, di dar voce a una realtà poco conosciuta, messa da parte o volutamente dimenticata davanti al pubblico. La discussione parte dall’approdo dell’ingresso in carcere e tocca tematiche quali l’impatto con questa dimensione sconosciuta per chi si trova al primo arresto, l’affettività e il modo in cui questa (e l’assenza di questa) vengono vissute dalla fascia maschile dei detenuti, fino alle criticità e le problematiche più sensibili, come la dipendenza e il consumo di sostanze e farmaci, con vivo interesse del pubblico che più di una volta si sofferma ad applaudire tra un intervento e l’altro.
Al termine della presentazione veniamo chiamati un po’ da una parte un po’ dall’altra dai presenti che vogliono congratularsi con noi, abbracciarci, complimentarsi per il successo della presentazione e il lavoro svolto, la soddisfazione e la felicità sono ovviamente enormi.
Che dire, tra tutte le alternative possibili, abbiamo trovato la più inaspettata tra le uscite dal nostro labirinto.
Redazione