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Martedì, 21 Marzo 2017 11:14

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A volte così, inaspettatamente, avvengono cambiamenti epocali, vere e proprie rivoluzioni per le quali si era combattuto per anni senza ottenere il benché minimo risultato.

Sì, perché nel microcosmo carcerario quella dell’altro giorno è una vera e propria conquista. Mi riferisco alla circolare che venerdì 17 marzo 2017 abbiamo trovato appesa in bacheca e che rendeva noto alla “popolazione detenuta” del Padiglione E, la possibilità di effettuare telefonate non solo verso numeri telefonici fissi, ma anche verso numeri di telefonia cellulare.
Ma per capire meglio la portata dell’evento facciamo un passo indietro.
L’Ordinamento Penitenziario prevede, all’art. 18, la possibilità di effettuare “corrispondenza telefonica con familiari e, in casi particolari con terzi, con le modalità e le cautele previste dal regolamento”, il che si è tradotto, fino a ieri, in un'unica telefonata settimanale di dieci minuti verso un numero fisso. Bisognava produrre documentazione rispetto al numero che si voleva chiamare e la telefonata era da prenotare giorni prima e per essere messi in comunicazione si passava da un apposito centralino. Ma negli ultimi anni ci sono stati, dei concreti passi avanti.
Ad esempio nel 2010 una circolare ha previsto che i detenuti che non avessero usufruito di colloqui visivi negli ultimi 15 giorni sarebbero stati autorizzati  ad effettuare una telefonata ad un cellulare.
Nel 2016 poi in diversi carceri, tra cui Torino, è stata introdotta una card che permette di bypassare il centralino e telefonare, sempre a quei numeri autorizzati, quando si voleva nella settimana.
Sono stati annunciati (ma realmente attivi?) in molti istituti collegamenti Skype per i detenuti stranieri fino ad arrivare all’odierna possibilità delle chiamate ai cellulari.
Considerando che i telefoni cellulari sono stati inventati il 3 aprile 1973 (data della prima conversazione) e che hanno avuto un’esponenziale diffusione (già nel 2009 i minuti di conversazione al cellulare superavano quelli al telefono fisso) non so se questa occasione sia da considerarsi una vittoria o l’ennesima dimostrazione delle refrattarietà dell’istituzione alle novità e dell’ossimoro che vorrebbe reinserire delle persone isolandole dal mondo.
Ma sforzandosi di guardare il bicchiere mezzo pieno non si può che esultare per questa nuova opportunità; d’ora in poi non saranno più necessarie, da parte dei familiari ore di “domiciliari” in attesa di una chiamata, né sarà più necessario allacciare un’utenza fissa per avere la possibilità di parlare con un congiunto detenuto. Vi terremo aggiornati su ulteriori novità.

[D.G.]

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