A salvarlo da questa fine, ci ha pensato il collettivo “Je Só Pazzo”, che inizialmente lo ha occupato abusivamente e in seguito, prendendosene cura e trasformandolo in un luogo di incontro e partecipazione comunitaria è riuscito a metterlsi in regola a tutti gli effetti. Nel documentare il recupero dal degrado, il regista Andrea Canova si è imbattuto in uno dei suoi ex internati, Michele, che vi ha vissuto dal 1989 fino al 1994. Mentre scorrono sullo schermo le immagini dell’attuale nuova vita dell’ex manicomio criminale, Michele, racconta dal suo personale diario la vita, o forse sarebbe meglio dire la non vita, trascorsa in quegli anni, lì dentro, contraddistinta da una difficile e forzata convivenza con gli altri degenti, con il personale e soprattutto con se stesso, visto che le principali emozioni vissute sono state: angoscia, disperazione e paura.
Nonostante tutto questo contesto faccia pensare al peggio, esiste invece un lieto fine, perché Michele, un po’ come la stessa struttura psichiatrica, riesce a salvarsi. Michele in quei duri anni di internazione non ha mai abbandonato la speranza, cercando in ogni dove la forza e il sollievo per affrontare il presente e la sua “evasione” e il suo rifugio sono stati la scrittura e il teatro. Oggi che ha terminato di scontare la propria pena, Michele ha trovato il coraggio di rientrare in quel luogo di pena, per raccontare e condividere con il pubblico, la sue sofferenze del passato.
C’è un happy end anche per la stessa struttura che è stata ripulita, sistemata e offre innumerevoli servizi gratuiti per la popolazione (ambulatorio solidale, clinica legale, palestra boxe e arrampicata su parete, ripetizioni per studenti, ecc.) sfatando così il mito comune dell’edificio occupato da antagonisti.
Certo per la nostra sensibilità di persone che vivono in un'Istituzione Totale come il carcere sarebbe stata ancor più apprezzabile una maggiore attenzione al racconto di Michele, ma alla fine vedere un luogo di sofferenza trasformarsi in uno di vita e divertimento ci ha reso comunque felici, sperando che un domani, tutti i penitenziari possano fare la stessa fine dell’ex O.P.G di San Eframo Nuovo.
C. D. B.