Sabato, 13 Giugno 2020 10:55

Garante detenuti Torino: un anno difficile

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Una presentazione particolare, come lo sono gli ultimi tempi dettati dai ritmi imposti dall’emergenza Coronavirus, e come lo è stata ancor di più la vita quotidiana negli Istituti di pena degli ultimi mesi in Italia.

Ad ospitare la relazione annuale dell’Ufficio Garante dei diritti delle persone private della Libertà personale del Comune di Torino è questa volta la “Sala virtuale delle Commissioni Consiliari Comune di Torino”. Venerdì 12 giugno 2020 a, più o meno, tre mesi dall’inizio dell’emergenza Covid-19, l’appuntamento è con la Relazione Annuale sulle attività svolte nel 2019, l’anticipazione del report "Tutto Chiuso", ed il lancio del sito web liberante.it, alla presenza della Sindaca di Torino Chiara Appendino.

La Garante Monica Cristina Gallo è giunta al suo quinto anno in carica, l’ultimo dell’attuale mandato da tutti molto apprezzato, e che ci auguriamo possa proseguire anche in futuro per continuare a dare il proprio prezioso contributo.
Nella relazione, presentata alla Conferenza dei capigruppo, riunita insieme alla commissione Legalità, ha ribadito come le difficoltà di quest’ultimo periodo debbano essere uno stimolo per non chiudere gli occhi sul carcere e ad un’ancora più proficuo confronto e collaborazione tra Enti e realtà che frequentano quotidianamente gli istituti penali.

I numeri parlano di un “sovraffollamento” che ha toccato punte del 140% con persone ristrette presso la Casa Circondariale di Torino spesso vicine alle 1500 unità, rispetto ad una capienza regolamentare di 1065 persone. Numeri che significano riduzione degli spazi, minori possibilità di accesso alle cure mediche (ogni medico ha 350 pazienti), o di tempo da trascorrere con i propri cari. Un anno difficile che non ha risolto alcune carenze strutturali, come le infiltrazioni d’acqua per i luoghi destinati all’accoglienza sanitaria, per le quali l’impegno e gli sforzi della Direzione non bastano più. Occorre sicuramente per il futuro un impegno ancora più grande da parte di tutti e offrire maggiori stimoli alla commistione, alle collaborazioni e agli scambi tra dentro e fuori “consapevoli che lo sforzo maggiore è quello di non transitare dall’inclusione al distanziamento sociale” e perché “alcune zone d’ombra come il reparto di osservazione psichiatrica “Il Sestante” possano diventare più armoniosi”.

Rispetto al carcere ai tempi del Coronavirus l’appuntamento è stato l’occasione per presentare “Tutto Chiuso”, un report, al momento, in fase di conclusione preparato dallo stesso Ufficio del Garante, che riporta la fotografia della detenzione nell’arco temporale compreso tra il 1 marzo e il 9 giugno, che a Torino ha fatto segnalare 77 detenuti positivi, di cui 24 rimasti in carcere. Sono state 641 le scarcerazioni chi (il 74%) per accesso alle misure alternative, di queste sono state 35 le persone positive che vi hanno potuto accedere, di cui 18 già rientrate, chi perché a fine pena, portando le persone recluse da 1460 a 1312. Ci verrebbe da dire che l’equazione pandemia uguale svuota carceri, paventata da molti assertori del giustizialismo penale non sia stata certificata dai numeri.
Un periodo, questo, nel quale la presenza dell’Ufficio è rimasta costante attraverso la collaborazione con la Direzione penitenziaria e sanitaria, i colloqui tramite Wattsapp con le persone detenute e l’assistenza ai loro familiari. Ricoprendo un ruolo di mediazione nell’importante fase iniziale di informazione alla popolazione reclusa e cercando di offrire soluzioni concrete (ricariche telefoniche, pacchi alimentari). E ancora, attivando un progetto di accoglienza, con propri fondi, per l’ospitalità assistita di quattro persone risultate positive.

Ed eccoci alla presentazione di www.liberante.it, un sito nato dalla spinta dello stesso Ufficio del Garante progettato in collaborazione con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema, per facilitare il reinserimento delle persone detenute in società. Un prontuario di risorse e risposte a quesiti concreti, nonché strumento flessibile continuamente aggiornato.
L’intervento conclusivo della Sindaca Chiara Appendino ha sottolineato come “gli sforzi, la rete e le collaborazioni tra singoli, Enti ed Amministrazione, portino a risultati positivi nel reinserimento”, nonostante “purtroppo faccia spesso più notizia chi non ce la fa”, e ribadito come seppur “il reinserimento possa avere in se il rischio del fallimento”, questo non deve essere il motivo “per non destinarvi risorse”.
L’appello della Sindaca ai giornalisti è quello che più volte da queste pagine abbiamo lanciato: avere consapevolezza delle parole che si usano, provare a guardare anche ai tanti esiti positivi che non fanno notizia ma che esistono.

G. B.

Photo by Michael Jasmund on Unsplash

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