Fino a qualche anno fa erano solo particolari categorie di persone a sfoggiare tatuaggi, tra questi giovani hippy, marinai, motociclisti e appunto detenuti.
È oggi la pratica di tatuarsi in carcere è ancora in voga?
La risposta ce la dà Maria Pia Scarciglia, referente regionale di Antigone per la Puglia, che presentando il progetto Iride 1 afferma: “I detenuti a Lecce si tatuano, e pure tanto, farlo seguendo le norme igieniche deve diventare un obbligo”. Infatti il progetto Iride 1, che recepisce le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, e che è stato sviluppato con il ministero della Salute, introdurrà i detenuti all'arte di incidersi la pelle in maniera corretta e igienica insegnando a tatuare e a tatuarsi, quindi, senza ricorrere a mezzi di fortuna, ad aghi infetti e inchiostro di dubbia provenienza.
Ma i tatuaggi che vengono fatti oggi hanno sempre tutti quei significati come abbiamo imparato guardando film come “La promessa dell’assassino” (di David Cronenberg, con Viggo Mortensen) o “Educazione Siberiana (di Gabriele Salvatores)?
Per molti anni i tatuaggi effettuati in carcere avevano lo scopo di “spiegare” a chi li vedeva di quale crimine si fosse macchiato colui che li portava, piuttosto che quali erano le sue dipendenze o i suoi punti di forza.
Nel mondo criminale i tatuaggi sono di due tipi: quelli che appunto descrivono un fatto biografico, qualcosa che è accaduto a te, al tuo uomo, alla tua donna, ai tuoi figli; e poi ci sono i segni dalla doppia strumentalità. La prima convogliata all'interno per sancire un legame di appartenenza/solidarietà, la seconda volta invece all'esterno per comunicare agli altri. Alcuni hanno una forte caratterizzazione geopolitica (sono per esempio legati a gang o movimenti specifici), altri hanno un significato più generale e possono essere individuati nelle zone più disparate del globo
Considerando la popolazione carceraria mondiale alcuni dei soggetti tipici dei tattoo dei detenuti sono la lacrima (che può avere diversi significati: avere commesso un omicidio o aver visto uccidere uno dei propri cari, aver trascorso molti anni di reclusione o essere pentiti del proprio crimine), i numeri (molti decidono di farsi tatuare la serie di numeri identificativa della detenzione, in altri casi i numeri possono rappresentare l’appartenenza ad una banda), un orologio senza lancette (simbolo dello scorrere immobile del tempo in prigione, spesso praticato da coloro che scontano l’ergastolo), i tre punti (rappresentano la vita fuori dalle regole - e quindi dalla legge – e in alcuni casi hanno un significato più profondo, connesso con la religione e la Trinità) o i cinque punti (4 punti formano le mura della cella e un punto centrale rappresenta il detenuto, molto popolare nelle carceri di tutto il mondo).
Per avere un’idea più precisa di tutto quello che è il mondo dei tatuaggi in carcere abbiamo intervistato un ex detenuto che conosce bene l’ambiente, ecco il suo racconto:
Quanti tatuaggi hai e quanti di questi sono stati fatti dentro e quanti fuori dal carcere?
Ho 7 tatuaggi, ma in realtà sarebbero 8 perché uno è di grandi dimensioni ed è composto da due accostati.
Ci puoi descrivere che tipo di tatuaggi sono
Sono dei tatuaggi stile Maori, Tribali, uno che rappresenta un’ancora e varie scritte con nomi e frasi in inglese. Alcuni sono piccoli e comunque sono ben distribuiti sul corpo e sono visibili solo d’estate.
Perché hai deciso di farli in carcere?
Avevo già fatto alcuni tatuaggi prima della mia detenzione, poi in carcere ho conosciuto un ragazzo fidato che era molto bravo e allora mi sono deciso a farne altri.
Quando li facevi hai avuto paura di contrarre delle malattie?
Premetto che sono un vero ipocondriaco, quindi ogni volta che mi sottoponevo a una seduta sterilizzavo personalmente gli aghi e addirittura costruivo una macchinetta nuova ogni volta. Comunque successivamente a ogni tatuaggio chiedevo di effettuare gli esami del sangue per controllare che fosse tutto apposto.
Si capisce che sono stati fatti in carcere e farli dentro gli fa assumere una valenza maggiore?
Come ti dicevo il ragazzo che li faceva, nonostante i pochi mezzi a disposizione è stato davvero bravo e solo un occhio esperto come quello di un tatuatore se ne può rendere conto. Devo dire che proprio un tatuatore, rendendosi conto di dove sono stati fatti mi ha fatto i complimenti sia per l’esecuzione che per il disegno.
Rispetto al discorso che facevi tu sulla fascinazione devo ammettere che si io li ho sempre trovati tali, anche per il significato simbolico che io gli ho attribuito.
Quanto tempo ci vuole
Chiaramente il tempo necessario dipende dalla grandezza del tatuaggio, ma diciamo che mediamente ci vanno un paio d’ore. Poi bisogna idratarlo con della crema Nivea o della vasellina che ci si procura in infermeria per gli arrossamenti alle mani.
Sei pentito di qualcuno di quelli fatti
Più che pentito devo dire che certi tatuaggi sono legati a dei particolari momenti di vita che magari ora sono passati. Ora vorrei coprirne uno che mi rimanda indietro a un certo periodo.
Esiste un codice segreto
Più che un codice segreto diciamo che ogni incisione vuole trasmettere qualcosa, ad esempio tatuandomi il nome di mia madre volevo esprimere il mio grande affetto per lei.
G. D.