Era proprio quel non sapere a muovere ogni fibra del mio corpo. Tutto un insieme di fattori che una volta trovatomi fuori dal cancello erano spariti. Sembrava tutto molto strano, ma allo stesso tempo così naturale.
È orribile sentirsi sorpreso dalla naturalezza dell’istante. È ancora più orribile provare l’ansia e la paura di ritornare alla libertà che ti mancava così tanto.
Un insieme di cose che voltandosi indietro presentano subito il conto del proprio vissuto. Pensato, sentito ed attraversato durante tutti questi anni che sono sembrati molto più difficili di quello che parevano solo un istante fa. Un respirare a polmoni pieni di gioia, che espandendosi nel corpo ti coinvolge sempre di più. Era tutto bellissimo. Ogni piccolo gesto o immagine. Il fatto di poter ritornare alle cose normali e semplici era stupefacente. Anche se non sono per niente semplici e normali.
Ma una volta vissuta la realtà carceraria con tutti gli estremi che la contraddistinguono, cresce sempre più grande il desiderio, la voglia di rituffarsi nella routine e nello stress quotidiano che una volta sembravano così fastidiosi, ma che visti dall’interno del carcere appaiono belli e preziosi. Un gran “mal di testa”, che da una parte incanta, ma dall’altra fa capire che non c’è niente di scontato. Disegnando una lista nuova delle cose da conquistare, e che sicuramente non giustificano e non accettano le scorciatoie, mettendoti di fronte alle responsabilità enormi che ti aspettano, e che vanno non solo conquistate difficilmente ogni giorno, ma che nella stessa misura pretendono una cura costante.
Attenzione che ha ben presente il rischio e il prezzo che si può pagare se non si cerca di vivere onestamente e fare le scelte giuste. Una paura utile per poter star ben fermo con i piedi per terra, insegnandoti che quello che era successo non deve essere scordato, per poter ricominciare una vita nuova, sperando che sia anche felice.
Redazione