Martedì, 01 Febbraio 2022 14:00

La televisione parla di carcere

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La televisione parla di carcere  - Photo @pixabay La televisione parla di carcere - Photo @pixabay

Non sono molti i programmi televisivi dedicati al carcere, ma a volte si parla anche di carcere e di tutte le situazioni irrisolte come per esempio il sovraffollamento, i delitti, e l’attuale situazione dei contagi da Covid che ha investito anche le carceri.

 Ovviamente i detenuti quando sanno che quel giorno la televisione proporrà qualche trasmissione che parla di carcere si sintonizzano tutti allo stesso orario per curiosare cosa si dice.
Le televisioni parlano di carcere soprattutto quando accade qualcosa di grave, come le rivolte accadute nel carcere di
Santa Maria Capua Vetere, oppure di quando un detenuto evade da un penitenziario, o ancora di quando un detenuto si toglie la vita, ed ecco che subito si sollevava il “polverone mediatico del carcere” e tutte le sue magagne.
Ogni qualvolta succede qualcosa di drammatico l’occasione, la “notizia”, diventa buona per proporre misure politiche attraverso la propaganda televisiva, altrimenti di poco interesse. Alcuni programmi trattano di delitti efferati, soprassedendo a volte se gli imputati sono stati o meno incarcerati ingiustamente. Altri programmi dedicano puntate al sovraffollamento carcerario o al ricorso alla carcerazione preventiva, cioè prima della condanna, nonostante si siano più volte irrigidite le norme che consentono l’arresto prima del processo.

Insomma in realtà di carcere si parla, ma come?
Durante questo storico periodo di pandemia tante sono state le polemiche legate al fatto che molti detenuti abbiano usufruito del beneficio della detenzione domiciliare in via eccezionale, le televisioni hanno subito parlato di questo evento proponendo programmi dedicati ai boss incarcerati a regime duro, e dei penitenziari dove sono in questo momento detenuti.
In pochi hanno compreso che quella misura era importante per evitare il sovraffollamento e di conseguenza il moltiplicarsi del contagio.
Di carcere la carta stampata e la tv parla talvolta cercando il capro espiatorio, facendo sommari processi, agitando le paure delle società, creando mostri dimenticando così che la detenzione ha come obiettivo il reinserimento e che per tutti vale la presunzione di innocenza sino ad una condanna.

Meno volentieri la televisione parla di argomenti su come migliorare la vivibilità negli istituti di pena, e, nonostante l’aggravarsi della situazione pandemica, pochissimo spazio ha dedicato a questo proposito. I detenuti vengono menzionati marginalmente, la televisione vista da “dentro” sembrerebbe essere propaganda per gli interessi degli ospiti invitati a parlarne e non riflessione sulle condizioni e sui detenuti che soggiornano le patrie galere.

Qualche settimana fa la Rai ha proposto in prima serata un servizio dedicato alla locale squadra di rugby del carcere di Torino, formata da soli detenuti, il programma si è svolto con l’intervista del Presidente della squadra ed in particolare si è parlato del progetto. Quando e come ha avuto inizio sino ad oggi e di come vista l’emergenza Covid sia al momento sospeso. 
Brevi informazioni sono state date sui lavori della Commissione che il Ministero di Giustizia ha istituito, la Commissione Ruotolo che ha prodotto un report con indicazioni che potrebbero variare in modo posiitivo il quotidiano.

Ecco forse storie come questa o raccontare la
situazione carceraria, potrebbe essere utile per capire come è strutturato un sistema penitenziario, per valutare la bontà o meno di uno Stato, in modo che le persone “fuori” sappiano realmente come vengono gestite le cose all’interno dei penitenziari Italiani.

Redazione

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