Giovedì, 16 Maggio 2019 16:47

Letter@21: nulla è bianco e nero

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Letter@21: nulla è bianco e nero Photo by David Kennedy on Unsplash

Introspezione e condivisione. Miscellanea di culture e visioni critiche della vita, senza stereotipi e senza colori. Bianco e nero, come i film di una volta, che si guardano con gusto perché il vintage piace, perché i contenuti sono di nicchia e sofisticati, perché il dramma anni ‘30/’50 affascina sempre più che una serie di Netflix.

Bianco e nero, colori che non solo vanno a rappresentare una squadra di calcio. A pensarci anzi, oltre che a mille riferimenti brainstormici, la prima cosa a cui penso è proprio la carta scritta. Un harem dove le emozioni si vestono di nero su bianco, un po’ come vorremmo che si vestissero sempre le nostre, così da poterle condividere senza creare alcun fraintendimento. Come un semplice WhatsApp, chiaro e coinciso, ferrato e determinato, ma che anziché contenere un vocale contenga le nostre emozioni, vissute sulla pelle.

Difficile pensare al mezzo più efficace per condividere cosa ci passa per la testa, perché dietro le sbarre non è così semplice dare un colore a ciò che si vive. Ennesimo richiamo ai due estremi dei toni di grigio. Spesso si pensa che chi ha commesso uno sbaglio o chi si trova ingabbiato per qualche ragione non abbia più alcun diritto, non sappia e non debba comunicare col resto del mondo, ma che debba diventare preda dell’Istituzione Totale annientando se stesso e i propri pensieri. Non è affatto così.

Ognuno di noi possiede delle risorse, delle qualità e delle capacità. Oggi la comunicazione è social, si sa, ma come si fa ad utilizzare un social se prima non si conosce cosa si intende per “sociale”? Il sociale, quello vero, è fatto di tantissime sfumature che comprendono diverse tipologie di persone, vissuti e situazioni. Nel fare una ricerca di colori che possano tornare utili a chi ha bisogno (o intenzione) di comunicare col mondo, inevitabilmente ci si deve imbattere nell’introspezione personale. Ardua impresa, specialmente se si sta navigando in un mare di emozioni.

Un’arma contro la monocromia consequenziale alla carcerazione è però Letter@21, situazioni di vita quotidiane rappresentate in dialoghi drammatici dalla mascotte Mario Pica, ricette culinarie realizzabili con le risorse reperibili all’interno dell’Istituto. Vissuti emotivi personali, un pizzico di comicità e recensioni su libri, cinema e sport e riflessioni sulla situazione carceraria da chi quotidianamente la vive. Ma non solo. Tutto rigorosamente pensato, scritto e redatto dai detenuti o da chi usufruisce di misure alternative alla detenzione. Questo è ciò che la rivista dal carcere di Torino Letter@21, racchiude periodicamente fra le sue pagine, scritta da chi si trova dentro in collaborazione con la redazione esterna di Eta Beta Scs, nero su bianco.

Nuovi mezzi di comunicazione per nuove vite da scoprire.

G. D. F.

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