Il venerdì è infatti la giornata dov’è possibile chiamare tramite un centralino interno al carcere i familiari a casa per 10 minuti. Forse proprio la gioia di comunicare con qualcuno della tua famiglia, il conoscere e sapere i risvolti delle persone di casa, mi mettono sin dalle prime ore del mattino un mix di felicità e ansia. Una sensazione così particolare che aumenta e raggiunge il suo massimo pochi minuti prima che squilli il telefono nell’ora prefissata e prenotata alcuni giorni prima.
In quei pochi minuti prima di sentire telefonicamente un proprio caro, una serie di domande o pensieri ti vengono alla mente.
Mentalmente fai una scaletta di tutte le cose che vorresti chiedere o conoscere in quei velocissimi 10 minuti che hai a disposizione, poiché da quel: “Pronto.. ciao come stai?” prende il via una corsa a cronometro. Poiché vorresti chiedere tante cose, informarti sullo stato di salute della persona che è dall’altra parte della cornetta, e allo stesso tempo rassicurare che tu stesso stai bene, ma quasi sempre non riesci a dire neppure la metà di quello che avresti voluto, poiché vari bip sonori, intervallati ti avvisano che la telefonata è quasi al termine. Avviene anche spesso che la telefonata si interrompa automaticamente allo scadere dei pochi minuti, senza aver potuto salutare il proprio caro. Magari non sei riuscito a calcolare esattamente il tempo a tua disposizione.
Dopo alcune interruzioni, o diventi un esperto di bip, e riesci a comunicare e contemporaneamente contare questi, ma non è il mio caso, oppure cerchi di cronometrare la telefonata, cercando dopo 9 minuti di iniziare il countdown finale e facendo i saluti e le raccomandazioni del caso.
La persona che solitamente sta dall’altro capo delle mia telefonata settimanale è mia madre, dal suo: “Pronto”, dal suo timbro di voce riesco in parte a percepire il suo stato di salute, e quando questo non è brillante, una serie di preoccupazioni mi circondano. Ma adesso lei stessa sapendo questa mia preoccupazione, come una delle migliori attrici/doppiatrici modifica questo tono “fregandomi”, e solo dopo qualche settimana durante i colloqui mi racconta la verità riguardo i suoi acciacchi.
Domani è venerdì e tantissime cose vorrei dirle, ma tutto dipenderà da quel suo “pronto”?
“Ciao come stai?"
In cuor mio spero che stia davvero bene, ma se ciò non fosse è altrettanto vero che una parte di me vorrebbe che mi “fregasse” ancora.