La storia grande e minore dello sport più amato nel mondo è ricca di aneddoti e favole dove Davide batte Golia, ma raccontarle, condividerle e soprattutto portarle all’interno di un istituto di pena, parlando anche di valori e cooperazione è a sua volta una sfida dall’esito quantomeno incerto. Invece la magia del Salone del Libro e di Voltapagina, l’iniziativa del Salone nata per portare scrittori nelle carceri, hanno permesso di vincere questa ”partita” giovedì 18 maggio a Torino.
Marco Reggio è un giornalista e scrittore, responsabile dell’Ufficio Comunicazione e Relazioni esterne di Federcasse, che ha pubblicato per Ecra Libri “Scelta di campo. Il calcio come metafora della cooperazione”, con prefazione dell’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri.
È lui insieme a Marzio Toncelli (direttore editoriale Ecra) e Andrea Giuffré (direttore generale Ecra), che incontriamo prima di varcare i cancelli del carcere di Torino e con cui percorriamo i metri che ci separano dal luogo della presentazione della sua fatica editoriale e dell’ultimo numero di Letter@21.
Il teatro della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino.
All’arrivo il teatro è ancora vuoto, c’è tempo per posizionare i microfoni, provare l’audio, decidere la scaletta, un po’ come una squadra di calcio che “tasta” il terreno prima del match con gli spalti ancora vuoti.
Poi alla chetichella questi spalti si riempiono, si animano.
C’è curiosità all’inizio, forse anche diffidenza.
“Chissà che libro ci presenteranno oggi”, l’orario inoltre è scomodo, siamo in prossimità della cena…
All’improvviso il “calcio d’inizio” i brusii cessano e le parole iniziano a “rotolare” nell’aria. Come in una partita la fase di studio c’è, ma in questo frangente ha la durata di un battito d’ali. Da una parte persone private della libertà, dall’altra educatori, cooperatori e agenti di custodia, all’interno di un perimetro delimitato, iniziano a fare squadra a cooperare a porsi e a fare domande. Perché in realtà, anche per chi non lo pensa, le parole di Marco Reggio “segnano”, fanno goal e ci si convince sempre più che una partita di calcio non sia il semplice “inseguire un pallone da parte di ventidue uomini in mutande”. Ma c’è di più.
Passando da Boskov a Sacchi, da Italia Zambia del 1988 a Rudi Garcia, dalla tattica alla storia, scopriamo che il football ha anche un’altra faccia, differente da quella raccontata dai media. Dove cooperando e condividendo gli sforzi si può raggiungere un obiettivo “Si vince in undici e si perde in undici” (Vujadin Boškov). Dove aiuto reciproco, regole condivise e partecipazione collettiva possono sovvertire pronostici e regalare sogni. Dove tutto questo può, sembrerebbe incredibile, ma è così, diventare memoria capace di segnare il presente e anche pratica di democrazia.
Agosto 1942 Kiev, una partita tra 11 giocatori ucraini e le truppe naziste, vede prevalere i primi. L’intera squadra ucraina con la vittoria per 5 a 3 segna la propria condanna a morte, dopo la deportazione, per non essersi sottomessa al volere degli occupanti.
Inizi anni ’80, in Brasile, nello stato di San Paolo la squadra fondata nel 1910 dai proletari della capitale, il Corinthians, versa in una profonda crisi sportiva e non solo. In realtà anche l’intero paese sudamericano è prostrato da un lungo regime militare iniziato nel 1964, che terminerà nel 1985, grazie alla “democrazia corinthiana”.
In questo contesto socio-politico a fine ottobre inizio novembre 1982 sulle maglie della squadra dove militavano il capitano della Seleção verde oro del 1982 Socrates e il centravanti che vestirà la casacca del Torino nella finale di Coppa Uefa 1991 - 1992 Walter Casagrande, compaiono due scritte “Democracia Corinthiana” e “Dia 15 vote" (Il giorno 15 vota - in occasione delle elezioni municipali e statali). È lo spartiacque da cui l’intero Brasile non potrà più tornare indietro, che servirà ad aprire gli occhi al popolo e a farlo sperare nella democrazia. Una presa di posizione contro lo stato delle cose, un cambio di regole, che inizia dal calcio. Così la squadra del Corinthians decide di autogestirsi. Basta ritiri, corruzione, aggiustamenti, metodi militareschi “Gli allenatori – gli artefici del nostro destino – siamo noi e mettiamo ai voti tutte le decisioni inerenti la squadra”. Il Corinthians vinse due campionati paulisti di fila. In Brasile prese vita un movimento che permise la transizione verso la democrazia, senza spargimento di sangue, e che proprio dalle gesta di “undici uomini in mutande” trasse forza.
Una forza necessaria per non essere sconfitti, che la cooperazione aiuta a raggiungere perché nella vita come nello sport come sottolinea, nella prefazione al libro, l’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri, socio di una Banca di Credito Cooperativo: "La vittoria nello sport è sempre frutto della cooperazione… Bisogna darsi regole chiare ed essere i primi a rispettarle … Non c è successo senza cooperazione".
Alla fine “l’invasione di campo dagli spalti” volatilizza le copie del libro e della rivista portate in omaggio e chissà che le stesse non diventino ispirazione in campo per le persone private della libertà che dal 16 maggio possono calcare i nuovi manti sintetici dei campi sportivi recentemente rinnovati presso il padiglione B della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino. Voluti insieme ad altri miglioramenti, per rendere più confortevoli e fruibili i “passeggi”.
Un nuovo inizio come sottolineato dal Direttore, Dott. Domenico Minervini, durante l’inaugurazione “per non fare sport solo sul cemento e per dare maggiore dignità umana alle persone”, che prosegue e anticipa la scia di ristrutturazioni intrapresa dall’Amministrazione.
Scelta di campo. Il calcio come metafora della cooperazione, Marco Reggio
Ecra, 2015; Pgg. 88
www.ecralibri.it/online
(G. B.) - Immagine apertura: Particolare dei manti sintetici dei campi sportivi recentemente rinnovati presso il padiglione B della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno” di Torino | Eta Beta SCS
Referenze fotografiche: Eta Beta SCS