Puoi essere dentro da sempre o solo da qualche settimana, o aver già calcificato le tue ossa all’interno, da vero detenuto. Ma nel corso della detenzione, può accadere di rendersi conto che dentro di sé è rimasta una persona, nonostante casacche a strisce bianche e nere, come i commessi della Footlooker, o quelle arancioni stile carcere americano, con cui il fuori “veste” chi è dentro.
Anche se l’istituzionalizzazione non ha ancora fatto il suo corso in modo completo, come le difese immunitarie agiscono sui virus nel corpo, così nella psiche di chi è recluso, nel tentativo di preservarsi, si inizia a perdere la sensibilità delle emozioni. Le nascondiamo con tutti noi stessi, perché troppo stanchi di nutrirci di sofferenze.
Ora vi racconterò la storia di un uomo, lo chiameremo Beppe, il nostro nome di fantasia.
Beppe è un signore di circa quaranta anni, pieno di problemi dalla testa ai piedi: dipendenze, mancanze affettive, mancanza di fiducia in se stesso; le mancanze insomma sono parte primaria della vita del nostro “Peppe”. La maschera che si è costruito per essere accettato è quella di un tipo sicuro, scherzoso, con una finta cafonaggine, che agli occhi di tutti viene vista quasi simpatica.
Sono tutti stratagemmi che il povero uomo tenta di usare per vivere a testa alta, e non strisciando come un serpente, fuggendo, scappando da tutto e tutti, perché sono quelle le emozioni che in realtà vivono dentro di lui. Se tutto questo non bastasse, è anche brutto, ma brutto per davvero: pelato e non è un pomodoro, i denti giocano a nascondino nella sua bocca, il viso è scavato, è quello di uno che la vita l’ha vissuta al massimo, naso falciforme piegato dalla vita e da qualche colluttazione…
Ma tolto l’aspetto fisico e gli enormi problemi comportamentali e famigliari, la detenzione gli ha dato il tempo e la lucidità di compiere un’introspezione dentro di lui, facendogli venire malinconia e rimorsi per tutto il tempo sprecato.
Una vita buttata dall’entra ed esci di galera, che tra detenuti puoi sfoggiare come vanto per dimostrare quanto sei coatto, ma in realtà dentro di te sai quanto male ti fa (e quella vita non la faresti fare al tuo peggior nemico).
Quando comprendi che vuoi salvarti, ormai il personaggio che hai costruito negli anni è più solido di quello che sei realmente, tutta la vita l’hai passata a fare quello, ti sconforta ma ci metti il tuo impegno a provare a cambiare, anche se come fai ad accontentarti di un lavoro normale?
In realtà lo sappiamo benissimo quanto sia difficile vivere onestamente, infatti invidiamo chi con 1.000 € sfama una famiglia, mentre dentro di te sai che sei tu quello sbagliato, che sperpera soldi solo per dimostrare quello che non si è.
Invidi i normali, e quando lo capisci provi a metterti in carreggiata, ma poi arriva qualcosa che riesce a farti perdere tutto.
Iniziare una cosa e non portarla mai a termine è la specialità di chi non ha più futuro, perché nel presente ogni seme che semini è già marcio e quella pianta storta che nasce sarà sradicata dalle nostre scelte.
Quindi perché Beppe anche oggi distruggerà tutto? O forse per una volta non sarà colpa sua? Vittima degli eventi, o purtroppo semplicemente funziona così!
Si sta impegnando al massimo delle sue possibilità per cambiare, c’è un figlio piccolo che sta crescendo senza papà, una moglie che non è chiaro se mai tornerà, una madre gravemente malata, sono tutto ciò che ha ancora.
Si sta comportando più o meno bene, è distratto, soffre di nascosto perché le proprie fragilità non si mostrano, non piange lacrime, non ne ha più da versare, no, ora deve solo riuscire a fare il bravo, a seguire le regole ma… il carcere è cosi strano, oggi ci sei e domani chi lo sa…
Peppe era in una cella con dei bravi ragazzi, si trovava bene, ma un giorno l’appuntato arrivò alla porta e chiamandolo per cognome disse:
- Si prepari la roba, trasferimento…
Anche questo è il carcere, partente. Ormai era stabile, stava bene e si comportava bene, ora solo Dio sa dove sarà diretto, i suoi nuovi amici chissà se mai li rivedrà, quanto andrà lontano da casa.
Queste sono le emozioni che diventano una palla al piede… la sua stabilità viene minata… addio Peppe, buon viaggio…
Redazione