Ai carcerati, prima di finire la loro pena definitiva, il codice penitenziario offre la possibilità di usufruire di misure alternative. Una volta che si sono maturati i termini temporali e ci sia una valutazione positiva del percorso inframurario, si possono richiedere i benefici, come i permessi premio, l’affidamento o la semi libertà. Se termini e valutazione lo permettono può anche essere concesso (dal Direttore salvo approvazione del Magistrato di Sorveglianza) l’articolo 21 interno o esterno, per svolgere attività lavorativa o di volontariato. Ma queste possibilità riguardano solo detenuti modello che hanno tenuto, appunto, un buon comportamento, sia nei confronti degli altri detenuti, sia nei confronti degli agenti penitenziari. La persona reclusa in prossimità dei termini (che variano in base alla tipologia del reato e della sussistenza della recidiva), attraverso un’istanza richiede di usufruire dei benefici. Tutto questo ha un motivo, che il detenuto prima di terminare la propria pena detentiva possa avere occasioni per essere inserito sia in attività lavorative e formative, per poter avviare un reale reinserimento nella società. Questa operazione è necessaria perché dopo un lungo periodo detentivo il detenuto non ha più idea di come comportarsi nella società extra muraria. Per questo sono utili le misure alternative, ogni detenuto usufruendo di un beneficio, approvato da un equipe dell’istituto, può provare a riassaporare una piccola briciola di libertà, anche se limitata e controllata.
Gli operatori dell’aria trattamentale: educatori, psicologi ed assistenti sociali, organizzano all’interno del carcere degli incontri con persone “esterne”, e spesso sono gruppi scolastici, delle superiori o dell’Università. Questo tipo d’incontro vuole rappresentare un primo ponte tra il dentro ed il fuori.
Così come è avvenuto lunedì 5 dicembre 2016, quando alcuni alunni di diverse classi e scuole superiori della città di Torino, sono venuti in visita al carcere di Torino “C.C. Lorusso e Cutugno”. L‘incontro ha riguardato la squadra di rugby interna “La Drola”, e si è svolto al blocco E nella sala polivalente. Detenuti e studenti gli uni di fronte agli altri erano separati da uno spazio, come succede sempre in questi casi, per distinguere i detenuti dalle persone che arrivano dall’esterno. Ma questa volta una cosa inaspettata e accaduta! Una studentessa ha proposto agli agenti e all’educatore, se fosse possibile per loro mischiarsi e sedersi tra i carcerati. Un atteggiamento ed un gesto che nessuno di noi si aspettava, ancora di più da parte di adolescenti. I nostri cuori hanno iniziato a battere più velocemente, perché abbiamo capito come i giovani di oggi siano più aperti e con un mentalità con meno pregiudizi di quello che potevamo immaginare. Ci hanno fatto sentire delle persone e non dei criminali. Il nostro incontro e durato poco più di un ora, ci sono state fatte domande di diverso genere, come passiamo il tempo? Come funziona all’interno l’istituto? Quali tipo di diritti ci vengono concessi? Una volta fuori in libertà che prospettiva abbiamo e che strada immaginiamo di intraprendere? Anche da parte nostra sono stati dati consigli ai ragazzi, sottolineando l’importanza di fare attenzione a non perseguire strade sbagliate e di continuare a studiare e lavorare con onestà, in modo da camminare a testa alta senza violare la legge, perché la liberta non ha prezzo.
[RL]