Rimboccandoci le maniche, abbiamo cercato di capire quale fosse l’anello di collegamento tra la città e il quartiere delle Vallette, rendendoci conto che l’unico ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo era semplicemente per molti l’idea di “periferia”.
Era necessario riportare le Vallette al centro, ma al centro di cosa? Quanto meno al centro della città, o farla diventare uno dei centri.
Ardua impresa però spostare un intero quartiere sotto la Mole … Forse spostare la Mole? Impossibile.
Allora perché non unirle semplicemente? Perché non iniziare ad avvicinare, innanzitutto noi e il carcere “Lorusso e Cutugno” al quartiere e il quartiere alla città?
Avvicinando il “dentro” al “fuori” si potrà aprire una piccola breccia in un muro fatto di silenzi, talvolta la conoscenza diretta aiuta a scardinare i preconcetti.
Così le idee iniziarono a piovere nel laboratorio di Eta Beta all’interno del carcere di Torino, e dimenticandosi di muri e sbarre le persone coinvolte, hanno iniziato ad abbracciare, idealmente, anche gli abitanti non solo del “Lorusso e Cutugno”, ma di tutte le Vallette e di tutta Torino.
A questo punto il progetto non sarebbe più stato solo “loro”, ma di tutti.
Ma come partire, come dare il via a tutto?
Serviva un interruttore. Un qualcosa che ci permettesse di accendere la fantasia e così lo disegnammo.
Con la fantasia “accesa” potemmo trasportare la Mole Antonelliana al centro del quartiere e fu fantastico.
Non restava che portare le Vallette al centro, ricordando quali fossero stati i presupposti che ci avevano guidato nella realizzazione del progetto era necessario renderli ben evidenti, riconoscibili, i valori che avvolgono il progetto e il nome che li comprende, per cui li scrivemmo.
VALLETTE AL CENTRO - SVILUPPO SOSTENIBILE – INCLUSIONE - INNOVAZIONE
E adesso? Qual era il senso? Bisognava tornare all’inizio. Come comunicare l’inclusione? Nel senso di in-cludere e non escludere, tenendo insieme spazi, luoghi, sentimenti, concetti, valori, concatenandoli tra loro? Una spirale poteva essere la soluzione, per mettere in moto realtà ed opportunità, rendendo interessante il contesto urbano in cui operano.
Colorandoli con le tinte caratteristiche della cooperativa Eta Beta che ci ha dato la possibilità e i mezzi per realizzarlo, e con la presenza dell’azzurro quale rimando a quale rimando a elementi di fiducia e interazione.
Ora dovevamo solo includere i singoli pezzi insieme.
Fin qui il concept, ma a guidarci sono stati, la vision, la mission e i valori che “Vallette al Centro”propone:
- Vision: una catena di opportunità che possono presentare diversamente la realtà percepita, così da utilizzare al meglio le risorse, promuovendo una cultura dell’inclusione, informando, formando, creando partecipazione. Per far si che un istituto di pena o “una periferia” non siano più vissute e avvertite come luoghi altri dalla società o da un territorio, ribaltando la visione comune, per scoprire la ricchezza che sta nell’altro o nell’altrove.
- Mission: nuove opportunità lavorative attraverso la creazione di prodotti e servizi editoriali/di comunicazione e gaming. Sportelli informativi e incontri di sensibilizzazione nel territorio a partire dal carcere, per agire sulla marginalizzazione, anche quella intergenerazionale. Promuovendo uno sviluppo sostenibile che utilizzi al meglio le risorse, consentendo alle persone di raggiungere un quotidiano più dignitoso. Dove l’innovazione utile alla cittadinanza è innanzitutto, ma non solo, sociale e generatrice di connessioni.
- Target: coloro che liberi non lo sono, e che sono in balia di pregiudizi, e coloro che quei pregiudizi oggi li hanno abbandonati, le famiglie delle persone detenute. I cittadini tutti, in particolare i residenti del quartiere Vallette. Destinatari lo sono anche coloro che possiamo chiamare “clientela specifica”, come case editrici e aziende del terzo settore e non, o community di interesse.
- Valori: inclusione, innovazione, sviluppo sostenibile
La redazione interna – Vallette al centro