Voluto e promosso dai Rotary torinesi la cerimonia di premiazione si è tenuta giovedì 29 giugno 2017 presso la Sala polivalente del Padiglione E della Casa Circondariale di Torino “Lorusso e Cutugno”. Alla presenza di numerose persone ristrette, del Direttore dell’Istituto penitenziario torinese Domenico Minervini, della Garante Monica Cristina Gallo, del Past President del Rotary Club Torino Polaris Sergio Vinciguerra, del Governatore del Distretto Rotary 2031 Enrico Raiteri e di una nutrita delegazione di rotariani e della Giuria, sono stati consegnati i premi – in denaro – ai vincitori del concorso.

Rispetto alle scorse edizioni, come ha sottolineato il Direttore della Casa Circondariale “Lorusso e Cutugno”, Dott. Minervini quest’anno “l’amministrazione centrale ha ancor più favorito la partecipazione alla cerimonia dei protagonisti, in quanto il premio rappresenta un’importante attività trattamentale”. Un sostegno quello del Rotary che permette, ha proseguito Minervini, “di portare avanti l’incessante opera di ristrutturazione e sistemazione della struttura di questo periodo, per garantire sempre maggiore dignità alle persone”.
A evidenziare l’importanza del raccontare nei/i luoghi della detenzione è stata la Garante dei detenuti Monica Cristina Gallo rilevando come “il concorso rappresenti un’opportunità importante per tutte le persone detenute, perché la scrittura, la possibilità di esprimersi, può servire a riempire il vuoto”.

Nella categoria poesia il quinto premio è andato a “Paese mio”, il quarto a un componimento senza titolo, il terzo a “Un adulto”, il secondo a “Pensando al ritorno”. Ad aggiudicarsi la rassegna “Solitudine”, dove l’espressione ricordati che ti amo diventa una sorta di mantra, un’ancora di salvezza, anche rispetto alle figure evocate nelle poesie precedenti pervase dal tempo che passa, dal cemento, dalle porte che si chiudono.
Altrettanti i premi destinati alla prosa. In “Svegliarsi una domenica” che occupa il quinto scalino delle premiazioni, è la trasformazione in un uomo nuovo la protagonista della storia, mentre in “La mia verità” una donna racconta come un’escalation di scelte sbagliate possa prima o poi presentare il conto. Non solo storie, ma veri e propri piccoli, e riuscitissimi, esercizi letterari dal ritmo frenetico e scattante, permeati di ironia, scritti in parte in dialetto e con un uso sapiente della metafora. È il caso di “Lo scialle azzurro di mia madre. Natale 2015”, dove la “prima uscita dopo anni di detenzione” di una persona privata della libertà, è l’occasione per andare a trovare la madre. Un viaggio che si trasforma in un percorso non solo da nord a sud, ma anche dentro di se, quando, una volta al cospetto della propria madre al momento di donarle un nuovo scialle azzurro, il figlio scoprirà che il vecchio scialle era la copertina in cui nacque. “Il mio gran tour carcerario”, classificatosi secondo è un ironico racconto su una fuga immaginaria, mentre in “Giorni di neve”, vincitore assoluto della sezione prosa, la detenzione è assimilata a “giorni di neve che cadono in un grigio piazzale”.

(G. B.)

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