Riceviamo, condividiamo e pubblichiamo, ritenendo importante un’azione tempestiva per la riduzione significativa delle presenze delle persone detenute in questo periodo l'Appello dei Garanti territoriali al Presidente della Repubblica, alle Camere, ai Sindaci e ai Presidenti delle Regioni per ulteriori misure di riduzione della popolazione detenuta.
Il carcere in tempo di coronavirus. Un tempo difficile e inaspettato, questo. Un tempo in cui i limiti delle scelte politiche si sentono e si vedono senza ombre: spesso abbiamo scritto del sovraffollamento, tanto da risultare noiosi a noi stessi, spesso abbiamo scritto della necessità di una riforma che vada verso il reinserimento il prima possibile, ma quasi nulla cambia, lentamente tutto peggiora in ossequio a paure create ad arte.
"Quella che stiamo affrontando è una faticosissima battaglia per tutti, ma sta accorciando molte distanze, fa sentire meno quel «noi» e «loro»". Intervista a Monica Cristina Gallo, Garante dei diritti delle persone private della libertà del Comune di Torino.
In questo delicatissimo frangente storico, l’emergenza sanitaria scatenata dalla pandemia dovuta al COVID-19 ha portato alla luce e reso insostenibili alcune delle criticità principali del sistema detentivo italiano, come il sovraffollamento. Da più parti si sono levate voci perché il carcere non rimanga isolato più di quanto è già.
Mensilmente, più precisamente ogni terzo mercoledì del mese corrente, presso il laboratorio di Eta Beta interno al carcere Lorusso e Cutugno di Torino si aprono le porte della redazione ai detenuti del padiglione E.
Ci sono circa 35° e sono ancora le 10:00 di mattina quando mi reco presso la sala (centrale) per incontrare i miei cari. Incontro altra gente, sono tutti vestiti eleganti e mentre avanzo, mi rendo conto che il giardino e rigoglioso e ben curato. D’altronde il verde nelle ville deve essere sempre così, al contrario nessuno prenoterebbe per trascorrere una giornata all’aria aperta come quella che trascorrerò io con i miei cari.