"TuttiDiritti" è divenuto ormai un appuntamento abituale ad Alba, all'interno della manifestazione sicuramente "Produzioni Ristrette" occupa una parte rilevante. Perché l'economia penitenziaria può essere efficace ed importante in ottica di legalità e sicurezza di un territorio?
Anni fa quando ad Alba, grazie ad una felice intuizione del responsabile dell’area educativa Sergio Pasquali, si impiantò il vigneto circondato da un piccolo tenimento agricolo, fu subito chiaro che il vino - nel frattempo si instaurò una proficua collaborazione con la scuola enologica per l’imbottigliamento - poteva essere un efficace veicolo per comunicare l’importanza di realizzare all’interno del sistema penitenziario dei progetti che consentissero alle persone detenute di apprendere o migliorare le loro competenze in ambito lavorativo. Da lì il passo fu breve per immaginare, all’interno del Gruppo Operativo Locale, una manifestazione pubblica e di piazza per raccogliere intorno al vino albese “Vale la pena”, alcuni esempi di produzioni di cibi, oggetti d’arredo e abbigliamento realizzate all’interno degli istituti penitenziari italiani.
Oggi come ieri la situazione delle e nelle carceri italiane è disperata. Siamo ben oltre ai 60.000 detenuti a fronte di 50.000 posti; le strutture sono in molti casi fatiscenti, il personale in particolare quello educativo non è sufficiente. Si registra un aumento dei suicidi, degli atti di autolesionismo, di aggressioni tra i detenuti e verso gli agenti di polizia penitenziaria. I percorsi di reinserimento sono pochi, con risorse finanziarie scarse e coinvolgono un numero esiguo di persone.
Al di là delle enunciazioni il carcere non interessa a nessuno: non porta voti, non fa vendere i giornali: anzi il tema della detenzione tradotto nel “marcire in galera” viene utilizzato da politici ed intellettuali di ogni estrazione culturale e politica per dimostrarsi più aderente ad un malinteso “buon senso” che porta ad un fariseo dividere i buoni dai cattivi.
Invece sarebbe importante che la privazione della libertà, se non ha la reale prospettiva del riscatto, dia delle possibilità di cambiare il proprio registro di vita, altrimenti diventa inutile anzi dannosa proprio per quella sicurezza sociale che si vorrebbe promuovere. Può sembrare un paradosso ma la promozione della legalità deve partire proprio dal carcere: offrendo ai detenuti, alle loro famiglie e al loro contesto sociale un’alternativa ad una vita di delinquenza.
Siamo ormai all'ottava edizione quale sono a suo avviso i punti di forza di "TuttiDiritti" e le novità targate 2019?
Il punto di forza di TuttiDiritti è principalmente la connessione tra esperienze, percorsi e punti di vista differenti tra loro. Non è facile; ma bisogna avere la tenacia di insistere; soprattutto quando si tenta di coinvolgere la pubblica amministrazione, in particolare quella penitenziaria, stretta tra un apparato burocratico appesantito ed una scarsa propensione alla visione e alla progettualità.
Per questa edizione si è tentato di ricalcare lo schema degli ultimi anni: l’esposizione in piazza dedicata all’economia penitenziaria, un paio di approfondimenti - quest’anno proveremo con la tutela della salute in carcere e con il tema del “caporalato” -, con la riproposizione dei percorsi rivolti agli studenti delle scuole albesi – in questo contesto trovo particolarmente significativo il progetto di alternanza scuola-lavoro che coinvolge anche la Casa di reclusione di Alba – ed infine, ma ne parleremo in modo più approfondito ad inizio del prossimo anno, la realizzazione di una mostra fotografica.
L'evento vuole essere "un ponte tra il dentro e il fuori" come si può costruire questa relazione e farne arrivare la voce all'opinione pubblica?
Come dicevo non è facile. Ho fin dall’inizio interpretato il ruolo di Garante come un elemento di connessione tra il carcere e l’opinione pubblica, cercando di collaborare a diminuire la distanza. Una distanza che è anche fisica – il carcere di Alba è in una zona periferica, non servita di mezzi pubblici, a ridosso della tangenziale, affacciato un desolante e degradato piazzale - ma anche emotiva, sentimentale. Solo se sul carcere verranno abbandonati i tanti luoghi comuni per farlo diventare un “luogo in comune”, ossia di tutti, forse potremo coltivare qualche speranza.
La kermesse albese è l'unico appuntamento di questo tipo a livello regionale. Significativo che si tenga proprio in un contesto dove le criticità strutturali dell'Istituto di pena sono ormai da anni irrisolte o rimandate. Cosa può voler dire "TuttiDiritti" da questo punto di vista e a tal proposito ci sono novità?
A fine 2015 un’epidemia di legionella, che portò in ospedale 4 persone, ha comportato la totale chiusura della struttura albese; nel giugno 2017 è stata riaperta una sezione che ora ospita una media di 47 persone a fronte di 35 posti in attesa di dare corso ai lavori di ristrutturazione per consentire la piena operatività. Al di là del tasso i sovraffollamento che è costantemente uno dei più alti d’Italia, la vera criticità è rappresentata dall’esiguità degli spazi dedicati alla formazione, alle attività socio-educative e culturali. Nonostante questi problemi si sono mantenute ad un livello sufficiente le varie attività scolastiche, formative e culturali e si è ripreso il lavoro –- che in realtà non si era interrotto neanche nel periodo di totale chiusura – sul tenimento agricolo.
A febbraio l’iter progettuale - durato 3 anni e mezzo - pare sia stato concluso e il Ministero della giustizia, nel Piano delle opere di edilizia penitenziaria, ha riconfermato uno stanziamento di 4 milioni e mezzo di euro; adesso si attende la gara di appalto a cui seguirà l’affidamento dei lavori. Impossibile fare stime, ma di sicuro i tempi per vedere riaperto il carcere di Alba nella sua totalità sono ancora molto lunghi.
Il rischio reale è che il progetto e la relativa dotazione finanziaria non siano sufficienti: più passano gli anni, più la struttura “chiusa”, in assenza dei minimi lavori di manutenzione ordinaria, subisce inevitabilmente i piccoli e grandi danni dovuti dalle intemperie come infiltrazioni, umidità, deperimento degli arredi e delle strutture.
TuttiDiritti ha come obiettivo anche tenere acceso un faro su questa vicenda; quella di un edificio pubblico lasciato troppo tempo inutilizzato che porta con se costi sia sociali che economici a danno di tutta la comunità.
Primo appuntamento di “TuttiDiritti”, progetto patrocinato dalla Città di Alba, con capofila l’Associazione di volontariato penitenziario Arcobaleno di Alba in collaborazione con la Casa di reclusione “Giuseppe Montalto” di Alba, i Garanti regionale e comunale delle persone private della libertà personale, la Compagnia di Iniziative Sociali - CIS, l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba, il Mercato della Terra “Italo Seletto”, Libera Piemonte - presidio di Alba "Mauro Rostagno", l’Istituto di Istruzione Statale “Umberto I°”, domenica 13 ottobre dalle ore 9.00 alle 18.00 in Piazza Pertinace con Produzioni Ristrette.
Intervista a cura di G. B.