L’istruzione e la riabilitazione si possono “sposare” in carcere? Dalla comunità all’università: l’istruzione diventa veicolo di riabilitazione. La mia esperienza con la scuola in carcere, così come lo studio, mi ha aiutato a ritrovare fiducia in me stesso, ad allargare le prospettive verso orizzonti che prima non avrei avuto il coraggio di esplorare.
Nel mese di ottobre, presso la Casa Circondariale di Torino “Lorusso e Cutugno”, si è tenuto presso il Teatro Centrale dell’Istituto un corso di scrittura RAP, organizzato dalle Biblioteche Civiche di Torino con la presenza del rapper Kento. Di seguito la testimonianza di un componente della “redazione interna” di Letter@21 che vi ha partecipato.
È diventata realtà l’idea di “Liberiamo le note”. E come su uno spartito musicale T.P. (voce e volontaria), M.F. e R.P. (chitarra, batteria e persone ristrette) ora sono pronti a suonare e cantare per trasmettere emozioni ed abbattere muri.
Daimon è il suo nome, dal Greco “spirito guida”, è un Golden Retriever di sei anni e mezzo dallo sguardo di eterno cucciolone che attende qualcosa. Eppure è amato, accudito, coccolato, nutrito. Ma lui attende qualcosa che, forse, a breve ritroverà.
Indubbiamente il confronto di una giornata di lavoro all’interno del carcere, rispetto ad una giornata lavorativa esterna al contesto detentivo è qualcosa che sfugge al criterio di lavoro come produttività, come soddisfazione per il proprio operato.
Uno dei primi lavori che si svolgono quando entri in galera è il porta vitto, cioè l’addetto alla distribuzione dei pasti, una delle mie esperienze lavorative più memorabili all’interno del carcere.