È difficile non considerare il virus un mostro. È riuscito a dimostrare che siamo tutti mortali, che le nostre vite sono molto fragili.
All’interno del carcere la quotidianità ha subito un netto mutamento da quando il virus è apparso sul territorio italiano. Restrizioni che fanno del mondo carcerario un posto ancora più isolato, distaccato e chiuso, ancora più invalicabile, essendo in vigore le nuove misure adottate per la precauzione e protezione delle persone.
La situazione attuale è molto preoccupante.
La seconda ondata del virus in carcere, a differenza della prima, risulta più complessa visto il numero incerto dei positivi, in particolare dei possibili asintomatici, per la mancanza di tamponi.
Le conseguenze della seconda ondata della pandemia di Covid-19 negli istituti di pena, sembrano, almeno nei numeri, essere superiori anche alla prima, e il sovraffollamento in carcere continua a rappresentare una criticità non superata.
Questa seconda ondata di epidemia ritrova nelle carceri vecchi problemi irrisolti: dal sovraffollamento all’impossibilità di osservare le regole minime d’igiene, aggravati dall’adattamento di alcune aree delle carceri a zone adibite all’accoglienza dei contagiati. I contagi da Covid-19 in carcere, infatti, stanno aumentando, prospettando una situazione sempre più critica.
La privazione delle semplici cose in carcere è un tema molto vasto e difficile da affrontare. Bisogna immaginarsi che quando si entra in carcere è come se una persona si spogliasse del tutto per immergersi in un altro mondo fatto di contenimento e regole che a volte possono essere incompressibili al primo impatto, ma a volte risultano utili per prevenire situazioni che possono essere pericolose.