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Martedì, 14 Marzo 2023 17:31

Le zebre non sono a pois!

Il carcere è un luogo dove spesso si passano intere giornate tra detenuti a raccontarsi e parlare di chi si era, di cosa si faceva fuori, un po’ per vanto un po’ per ammazzare il tempo. C’è chi però ha avuto una realtà lavorativa un po’ inconsueta, come nel mio caso, e la gente non ti crede se racconti che per vivere vendevi zebre, cammelli, e molti altri animali esotici.

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Giovedì, 16 Febbraio 2023 17:45

Una relazione da ex...

Dunque, da dove iniziare, coltivare affetti familiari all’interno di un carcere è molto difficile per le condizioni in cui versano i detenuti.

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Vademecum del politically correct

Alle volte i pregiudizi, i luoghi comuni umani, possono condizionare scelte che nel tempo si rivelano non esatte. Accade spesso e, per quanto lo si possa sperimentare, si è sempre pronti a ricadere nel baratro del presumere che una data cosa sia quello che ci appare.

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Venerdì, 20 Gennaio 2023 10:00

Colloquio con Dionigi l’areopagita

Saranno le undici, le undici e trenta al massimo, siamo io e uno sparuto gruppetto di compagni di detenzione raccolti attorno al calcetto, tutti presi e concitati dalla nostra partitella.

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Giovedì, 22 Dicembre 2022 14:54

Ricordo di Natale

Natale, tutti più buoni, tutti si predispongono ad essere gentili, cordiali, ma poi vi è una scadenza che si ripete, anno per anno. E puntualmente ci chiediamo, cosa regalare. Pensiamo ai regali degli anni scorsi, pensiamo a chi, pensiamo cosa regalare e lì si inceppa il ragionamento. Si inceppa perché, oltre a pensarlo prima dobbiamo organizzarci, fare scelte e la cernita dei destinatari.

Un compito che ogni anno, può allungarsi per la lista dei nuovi amici e conoscenti oltre ai parenti.  C’è da dire che poi bisogna conoscere i gusti del destinatario del regalo. Il solito libro, cravatta, sciarpa e cappellino, o sopramobile, che saranno destinati allo stanzino o peggio al riciclo dell’anno prossimo. Questo per quello che riguarda il “do” latino “dare”. E comunque, l’altra parte dice Grazie e incamera il regalo. Il punto è su quando si è … l’altra parte.
Invece, io, “coltivo” ancora un desiderio, una cosa che avrei voluto che mi regalassero da bambino e che da adulto, quando ho avuto modo di rivedere, ero quasi tentato di comprare per giocarci e ricordare, ma poi non l’ho fatto, per non dover “giustificare” un qualcosa che per quanto possa essere un hobby rimane nella sfera personale dei ricordi. 

Facciamo un passo indietro, tanti anni fa, fra i giocattoli più ambiti, per le bambine c’era la bambola, la casa delle bambole e tutti i surrogati, dello stereotipo femminile, pentoline, trucchi etc. Per i bambini invece c’erano - ndr :e ci sono ancora - i “Lego” (mattoncini di plastica per costruire quello che la creatività, suggeriva (costavano tanto) e poi il “Meccano” (la versione povera dei Lego, striscette bucate di ferro e dadini, con cui si potevano idealmente costruire strutture tipo “Torre Eiffel”), praticamente, l’apprendistato futuro dell’operaio metal-meccanico. Poi c’era la pista “Policar” con macchinine elettriche telecomandate e i trenini elettrici a pile o a molla che erano meno cari. 

Ecco io aspiravo a quello (al più economico, ma nella sua economicità costava 1.000 lire. Erano tante per un bambino), anche se mi soffermavo per minuti lunghissimi davanti alle vetrine arredate con i vari giocattoli dei negozi di allora. A me ne piaceva una in particolare, quella di un negozio di giocattoli, si chiamava “Gioia dei piccoli” era a due isolati da dove abitavo e quando, mi era permesso di scendere giù, nel cortile (avevo 12 anni), con gli altri coetanei dello stabile andavamo a guardare le vetrine di questo negozio. Minuti “eterni” passati a guardare quel trenino che girava, fra i vari scenari costruiti vicino alle “rotaie”: alberi, casette, fattorie, montagne, tunnel, lucine rosse e verdi che lampeggiavano come simulacro di una realtà, esclusiva per quel mondo. E io mi ci tuffavo, pensando di essere, ora il macchinista, ora di essere fra quella natura che odorava anche di “qualcosa”, perché qualche volta entravo, ed era ancora più bello vederlo da vicino, quando sentivo un odore diverso, che forse era normale, per chi lo percepiva quotidianamente, ma era appagante, per i sogni di un bambino.

L’abitudine della lettera di Natale sotto il piatto del genitore, c’era, ma io l’avevo persa l’anno prima, durante l’epifania, quando riconobbi nella calza che appendevo al letto, delle caramelle che la sera prima avevo visto in un cassetto e quando lo dissi ai miei “compagni di gioco” feci anche la figura del “fessacchiotto”, perché loro sapevano, che erano i genitori, la famosa vecchina che riempiva le calze, nella notte fra il 5 e 6 Gennaio. L’argomento era il Natale, ma io conservai gli spiccioli, che mi davano mio padre o mia madre e a marzo riuscii a racimolare 1.000 Lire, le ricordo ancora, le misi in un fazzoletto di mio padre (erano grandi allora di stoffa), ma amara fu la delusione. Quando il negoziante mi disse che erano finiti, l’unico modello che era rimasto era una marca che costava tantissimo. Oggi è da collezione per il mercato del modellismo, credo si chiamasse “Rivarossi”. 

Morale me ne andai mogio mogio, con il sogno infranto. Le mille lire, le spesi ovviamente, credo fra bustine della raccolta degli animali, allora c’era chi raccoglieva le figurine dei calciatori “Panini” e chi, come me, quelle degli animali.

Redazione 

Venerdì, 25 Novembre 2022 11:59

Il mio sogno italiano

L’istruzione e la riabilitazione si possono “sposare” in carcere? Dalla comunità all’università: l’istruzione diventa veicolo di riabilitazione. La mia esperienza con la scuola in carcere, così come lo studio, mi ha aiutato a ritrovare fiducia in me stesso, ad allargare le prospettive verso orizzonti che prima non avrei avuto il coraggio di esplorare.

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